L’angelo di neve – Ragnar Jónasson

Il noir nordico sembra da qualche tempo avere una marcia in più, data da atmosfere claustrofobiche e un ritmo serrato.
E così anche il più giovane fra gli autori scandinavi di gialli di qualità, l’islandese Ragnar Jónasson classe 1976, fa il suo esordio in Italia con L’angelo di neve (Marsilio, 2017), primo episodio della serie Dark Iceland, successo internazionale pubblicato in tredici paesi.

L’autore, che ha tradotto in islandese i romanzi di Agatha Christie e ha fondato il festival letterario Iceland Noir, presenta il primo caso del giovane investigatore Ari Þór, ex studente di teologia ora diventato poliziotto, trasferitosi da Reykjavík al piccolo villaggio di pescatori a nord dell’Islanda, dove si svolge appunto la trama. Siglufjörður, questo il difficile nome – ma a ben dire, in questo romanzo tutti i nomi sono difficili – è la piccola e più remota cittadina a settentrione dell’Islanda, cara all’autore perché lì ci abitavano i suoi nonni. Un inverno rigido attanaglia la popolazione, in questo posto dimenticato da dio e dagli uomini, a cui si arriva soltanto attraverso un tunnel che spesso rimane bloccato dalla neve. L’autore ha infatti trovato il luogo più adatto per far sì che si avverta la stessa angoscia che prova il protagonista, costretto in un piccolo luogo isolato dal quale, con condizioni climatiche avverse, difficilmente si riesce ad evadere.

Questo è però l’unico posto di lavoro che gli viene offerto, e così Ari Þór accetta di trasferirsi e prendere servizio, nonostante  a Reykjavík rimanga la fidanzata Kristìn. In un paese dove, a detta del suo capo Tòmas, non avviene mai niente e la gente nemmeno si chiude a chiave in casa la notte, in breve tempo ci si trova dinnanzi a due fatti delittuosi. Un anziano scrittore, impegnato in una commedia di paese, cade ubriaco da una scalinata del teatro e perde la vita; una donna viene ritrovata mezza nuda nel suo giardino, ricoperta di sangue e nella posa che ricorda un angelo di ghiaccio. L’opinione pubblica suggerisce che si tratti, almeno per quanto riguarda la morte dello scrittore, di un banale incidente, ma Ari Þór pensa invece all’omicidio, e inizia ad indagare.

Priva di aeroporto, Siglufjörður rappresenta quell’Islanda “profonda”, in cui l’isolamento e il lungo inverno buio opprimono l’animo umano. Sullo sfondo, rimane la crisi finanziaria del 2008, che ha distrutto vite e certezze, alimentando suicidi e depressione – questo romanzo è ambientato, perlopiù, nel mese di gennaio del 2009.

Anche la crisi generazionale si fa sentire, quella fra il ventenne Ari e il cinquantenne Tòmas, il suo capo, che è tutto proteso a difendere la calma statica di questa piccola cittadina, un tempo grande, all’epoca d’oro della pesca. Ma Ari ha talento, e porterà a termine con successo un’indagine avvincente su un delitto e altri crimini, perpetrati all’interno di un piccolo microcosmo.
Perché nonostante l’Islanda sia il paese col minor tasso di criminalità al mondo, il male ha raggiunto anche Siglufjörður, ormai non si può più negare.

«La neve stava ancora cadendo. Quella pacifica città ne era schiacciata: non era più un familiare abbraccio, ma una minaccia sconosciuta. E una cosa era certa. Quella notte la gente avrebbe chiuso a chiave le porte.»

Lo stile semplice e diretto dell’autore, riesce a caratterizzare bene sia le scene che i personaggi, e a dare un giusto ritmo a questo ghiaccio che si muove e ha vita propria. Una neve che tutto avvolge e infonde un subdolo senso di precarietà.

 

L’angelo di neve
Ragnar Jónasson
Marsilio, gennaio 2017
Pagine: 286
Brossura € 18,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa

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