Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon

Scrivere non vuol dire dare ampio sfoggio delle proprie capacità narrative e proprietà linguistiche; almeno, non sempre e comunque. Quanto piuttosto sapersi adattare ai propri personaggi, adeguando il lessema alla loro personalità, in relazione all’età a alla classe sociale. Quel che conta, insomma, è la credibilità.

Il bravo scrittore è colui che riesce a far entrare il lettore nei panni dei vari personaggi, e soprattutto a rendere veritiere le loro azioni, facendo sì che si rimanga coinvolti nelle vicende. Mi spiego meglio: se per esempio a parlare è un bambino, difficilmente egli lo farà seguendo i dettami dell’enciclopedia Treccani, e se mai lo facesse non sarebbe credibile. Lo scrittore deve altresì rinunciare ai suoi “virtuosismi”, attraverso cui stupirebbe il lettore, a scapito magari di qualche errore deliberato nella coniugazione dei verbi, che non sarebbe sinonimo di scarsa abilità, bensì di versatilità e talento.
Questa strana premessa, posta giusto all’inizio di una recensione, sintetizza un po’ tutto quello che vorrei dire su Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte (Einaudi, 2014), un romanzo del britannico Mark Haddon, scritto nel 2003, di cui consiglio questa bella edizione nella collana Super ET. Esso è l’esempio, perfettamente riuscito, di quell’esercizio d’immedesimazione di cui parlavamo prima.

Il protagonista è il quindicenne Christopher Boone, un ragazzino affetto da una particolare forma di autismo, la sindrome di Asperger.
Una sera tardi, Christopher trova sul prato della vicina il cane Wellington, infilzato a morte da un forcone. Questo fatto darà inizio a una delle avventure più importanti della sua vita, nei sobborghi londinesi prima, e nella capitale poi. Complice la sua passione per i gialli, per gli intrighi e per Sherlock Holmes, il ragazzino decide d’indagare sul misfatto. La sua insegnante di sostegno gli consiglia di scrivere un libro, in cui annotare tutti gli indizi che a poco a poco riesce a  reperire, interrogando il vicinato.

Christopher però ha delle difficoltà oggettive: odia il colore giallo e il marrone; diffida di chi non conosce; non sopporta di essere toccato; non capisce le leggi della fisiognomica, così come l’ironia o la metafora. Desidera invece che la sua vita sia scandita da regole e azioni che si ripetono, al fine di non avere troppo a cui pensare e sapere sempre come agire.
Il mistero però è ben più grande e non riguarda solo l’uccisione di Wellington. Esso è legato alla prematura morte della madre e al comportamento reticente del padre, che assolutamente non vuole che egli indaghi sulla morte del cane della vicina.
Mark Haddon riesce ad entrare nella mente di questo ragazzino, e a condurci nell’angolo più remoto dei suoi pensieri, per trattenerci all’infinito.

Il libro, sulla diversità e non sulla disabilità, dimostra il fatto che spesso gli eroi della letteratura che più ci restano nel cuore non siano esattamente “nella norma”, e che invece siano proprio le persone cosiddette “normali” a nascondere più segreti.
Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte è un romanzo commovente e tenero, la cui lettura non posso fare a meno di suggerire.

 

Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte
Mark Haddon
Einaudi, 2014
Pagine: 248
Brossura: € 12,00
Ebook € 6,99

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa