Lorenzo Marone: la tentazione della felicità

«Si dice che per essere un buon compagno non ci sia bisogno di dare chissà quali consigli, basta prestare attenzione ed essere comprensivi, le donne desiderano questo. Io non ne sono capace, dopo un po’ mi infervoro, dico la mia e divento una bestia se l’interlocutrice di turno non mi sta a sentire e fa di testa sua». Circa due anni fa abbiamo letto La tentazione di essere felici, di Lorenzo Marone. Da poco in libreria vi è Magari domani resto la cui protagonista è una donna che lotta per la normalità, sempre tra lacrime e sorrisi.

Come è nata l’idea di scrivere il libro La tentazione di essere felici?
Volevo parlare di bilanci, scelte e rimpianti, della possibilità e necessità di cambiare, di non sprecare l’esistenza, perciò ho scelto di raccontare di un anziano, perché mi serviva un personaggio che avesse già vissuto la sua vita.

C’è qualcosa di autobiografico nel romanzo?
La difficoltà nello scegliere, innanzitutto. I bilanci, in realtà, iniziano molto prima, intorno ai quaranta. Anch’io ho i miei rimpianti, anch’io cerco ogni giorno di tendere alla felicità, la ricerco nelle piccole cose quotidiane che mi circondano.

Chi è Cesare Annunziata?
Un anziano che ha vissuto una vita che non è la sua, uno che ha sempre evitato di scegliere, per pigrizia e poco coraggio, ha fatto un lavoro che detestava per quaranta anni e sposato una donna che non amava fino in fondo. Uno come tanti, che sprecato la sua vita e decide, a un certo punto, di prenderla in mano.

Tre aggettivi per descrivere questo personaggio?
Ironico, profondo, liberatorio.

Tre aggettivi per descrivere Lorenzo Marone?
Sensibile, ostinato, pignolo.

Quando è nata la tua passione per la scrittura?
Da ragazzo, però ho iniziato tardi a scrivere. Nasce, come per tutti, dalla mia grande passione per la lettura.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice