Trattato sulla fermentazione – Tommaso Campailla

Affascinano le iniziative di Mara Bevilacqua e Manlio Della Serra, che attraverso Armillaria Edizioni, propongono temi e personaggi, la cui conoscenza altrimenti resterebbe riservata ad un pubblico ristretto e di élite. Il Trattato sulla fermentazione, di Tommaso Campailla a cura di Aldo Gerbino, è un saggio sulla fermentazione, dove, sin dalla sua pubblicazione, fa scaturire una critica del dott. Don Giuseppe Moncada, al quale l’autore risponde nell’appendice dell’opera maggiore Adamo ovvero il mondo creato, nella pubblicazione del 1737 così come appare nella pubblicazione odierna. Credo che l’attenta cura di Aldo Gerbino voglia contribuire alla rivalutazione del pensiero di Tommaso Campailla, il quale, patrizio modicano, nato nel 1668, di salute cagionevole, dal fisico poco attraente ed anche un po’ strabico, pur non confortato da una natura benevola, cimentò le sue molteplici curiosità nella ricerca scientifica al punto da diventare famoso nei migliori circoli di cultura della sua epoca ed essere vicino a personaggi di spicco, come Pierre Gassendi, Roberto Boyle, Alfonso Borrelli, Berkeley, Muratori ed altri, sebbene disponesse di mezzi assai ridotti e di strumenti poveri, legati alla territorialità, dalla quale non cercò mai di uscire. Il Trattato sulla fermentazione percorre con facilità la scia naturale delle cose e, nonostante la distruzione della sua amata Modica con il terremoto del 1693, egli riesce con una miriade di ricerche e osservazioni, di ordine biologico, fisiologico, astronomico e fisico, a collegarle in una totalità unitaria, richiamandosi a quel processo di fermentazione dove molti microrganismi utilizzano l’energia chimica prodotta non solo dalla demolizione del glucosio ma anche da altri substrati di sostanze fermentescibili e scopre che ciò avviene in presenza di ossigeno per alcuni e in assenza dello stesso elemento per altri. La descrizione dell’opera patisce la carenza di un linguaggio terminologico, poco univoco sia a livello scientifico che denotativo e non attribuibile, di certo, alla sua preparazione ferrea di autodidatta ma al linguaggio del volgo linguistico, tipico della sua epoca, ciò, comunque, non vuol dire relegare il personaggio o la sua produzione scientifica e letteraria all’epoca storiografica. Egli procedette negli studi e nelle osservazioni scientifiche andando al di là del processo di fermentazione delle sostanze, usando i suoi sistemi di sperimentazione e applicandoli nella pratica per la salute dell’uomo, come le famose “botti del Campailla” o “botti di Modica”, utilizzate all’epoca per la pratica dei “suffumigi” in medicina e il mercurio per la cura della sifilide, sperimentando anche una cura dei tumori esterni; condivise in pieno il pensiero di Cartesio, seguì gli scritti di Spinoza, di Leibniz e di Berkeley,  quest’ultimo lo raggiunse a Modica per poi fare conoscere le sue opere a Londra. Il sistema cartesiano lo aiutò a superare la sua ipocondria e fare luce in quell’oscurità che separa corpo e anima, per giungere in libertà nei meandri della ragione e leggerla in tutti i suoi aspetti. Si cimentò oltre che con la filosofia cartesiana anche con la poesia, raggiungendo un invidiabile traguardo, fu polemico invece nei confronti di Isac Newton, verso il quale manifestò incomprensione:

«Io penso, dunque sono io. Cosa, che pensa,
sono io, che mentre penso, dunque sono.
Conosco il miglior pensier, ch’a ciò ripensa.
E nego, affermo, dubito, e ragiono: Intendo,
voglio: ho di pensieri immensa turba,
che del pensier più modi sono:
E mentre io sento, immagino ed apprendo,
di queste varie forme idee comprendo»
[Tommaso Campailla]

Nel ‘700 Campailla, in Sicilia, fu uno dei protagonisti del tardo Rinascimento, attraente e allo stesso tempo disgustoso, simile al barocco siciliano, l’era a cui apparteneva. Contribuì a dare fiducia al potere della ragione contro ogni pregiudizio e tentò, persino, di accordare due antagonisti, come Cartesio e  Pierre Gassendi, pur di alimentare un antinewtonianismo, che lo porterà ad essere il massimo esponente delle teorie cartesiane in Sicilia. Il dott. don Giuseppe Moncada criticò, però, le sue tesi, ma egli rese esplicito il processo fermentativo di metalli e liquidi chiamando in suo ausilio il Borrelli per meglio arricchire le sue sperimentazioni, fino a giungere alla conclusione che la visione di Cartesio non è l’unica. Egli non riprende il dialogo con Newton perché lo riconosce come matematico e non come fisico, in quanto, secondo lui, non individua qual è la causa fisica che determina i fenomeni naturali. All’epoca «la fisica non era considerata un sapere diverso dalla filosofia, ma un tipo di sapere filosofico che si occupava di un settore particolare della realtà, cioè del mondo dell’esperienza» e ciò non fu prerogativa solo del Campailla.

«E, su Campailla, si afferma come il valore del suo portato poetico-filosofico-scientifico stesse “nella capacità di proporre e diffondere, adattare e sviluppare una filosofia nuova da sostituire a quella anchilosata della tradizione scolastica e dei Gesuiti»

Aldo Gerbino e gli Editori mirano alla rivalutazione dell’opera di Campailla per rimetterlo fra “i Poeti e i Filosofi” dei nostri giorni; è Manlio Della Serra che traduce la corrispondenza in latino fra Tommaso Campailla e l’inglese George Barkeley per meglio arricchire questa pubblicazione. In ultimo è il “dispetto” di Andrea Ballerini, il quale usa una bottiglia di vino invecchiato per celebrare  dieci anni di matrimonio come se si trattasse di una fermentazione incompleta, il vino però ha il potere di  togliergli le parole dalla bocca per non fargli dire ciò che pensa della sua donna, per Charles Pierre Baudelaire invece:

«È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino di poesia o di virtù, come vi pare.»

E Tommaso Campailla dice «dal vino viene luce e verità».

 

Trattato sulla fermentazione
Tommaso Campailla
a cura di Aldo Gerbino
Armillaria, ottobre 2016
Pagine 124
Brossura € 12,00
Ebook € 4,99

 

Franco Santangelo

Critico e Storico

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