Osservatore oscuro – Barbara Baraldi

Quando ho saputo dell’uscita di questo romanzo, ho voluto leggerlo subito. Per chi ama il thriller, come me, è oltremodo “stuzzicante” sentir parlare di un osservatore di sé stessi che trama nel buio, quale parte oscura che tutti abbiamo dentro. Quel lato negativo, oserei dire sinistro, che se ne sta rincantucciato a tifare all’incontrario, quasi volesse a tutti i costi che la parte di noi a prevalere fosse quella che presto cederà allo sconforto, ripetendo intimamente: “è tutto inutile. Non ce la farai mai”.

Un personaggio che sia di esempio, forte abbastanza da tenere testa ai pensieri malvagi, quindi serviva proprio. Se non altro, per un’infusione di ottimismo che, seppur nella finzione, facesse comprendere al lettore che i demoni sono patrimonio comune, ma si possono contrastare con la volontà. E col coraggio, aggiungo.

Parlare di un thriller, scendendo in particolari, è sempre rischioso. Talvolta anche ingiusto, nei confronti dell’autore. Ecco perché, più che insistere sulla trama, mi soffermerò sulle motivazioni per cui consiglio la lettura di Osservatore oscuro, il secondo romanzo di Barbara Baraldi, pubblicato da Giunti nel marzo 2018.

Che faccia parte di una serie non deve scoraggiare, dato che l’autrice riprende le tematiche del primo episodio e non dà mai al lettore la sensazione di essersi perso qualcosa. Ovvio, partire da Aurora nel buio (il primo della serie) sarebbe meglio, ma si fa quel che si può.

L’opera è ambientata nella “bassa emiliana”, una zona di campi coltivati che si perdono a vista d’occhio, bagnata dal Po. La terra d’origine della stessa Barbara Baraldi, seppure nella cittadina immaginaria di Sparvara, un luogo ideale dove far muovere un’intera squadra d’investigatori. Per capirci, distante circa un’ora da Bologna. Se amate questi luoghi, oppure come me ci siete cresciuti, è bello seguire vicende complesse ambientate in posti tanto tranquilli; su tutti, il famoso Boscone della Mesola, antica riserva di caccia degli Estensi, oggi meta di escursioni e ancora popolato da una grande quantità di cervi e daini.

Complice il fatto che la scrittura dell’autrice sia semplice, ma cinematografica e totalmente credibile, è come se fatti straordinari si realizzassero in luoghi accoglienti, per antonomasia. Dove la parlata della gente è partecipe, quasi buffa; con una tradizione di tortellini e gnocco fritto alle spalle. Quella provincia “sonnacchiosa” in cui, notoriamente, non succede mai niente. Forse, a tal proposito potrei citarvi il film cult La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati, ma poco altro.

La protagonista, Aurora Scalviati, è una giovane profiler che si è sempre distinta per le sue geniali intuizioni in campo criminologico. A seguito di una sparatoria, avvenuta quattro mesi prima, dove un proiettile è rimasto conficcato in una posizione delicata del suo cranio e da cui non può essere rimosso, Aurora ha perso credibilità agli occhi dei colleghi, in quanto è spesso vittima di allucinazioni. Fa abuso, cioè, di quell’osservatore oscuro di cui dicevamo all’inizio, l’alter ego che ne alimenta le paranoie e si mostra nei suoi rari momenti di sonno. La cosa difficile è discernere se nella mente di Aurora alberghino fantasmi, aventi a che fare col suo travagliato passato, oppure ogni tanto si manifesti qualcosa di reale. Lascerei agli addetti ai lavori il termine di “personalità bipolare”: basti pensare che Aurora ce la sta mettendo tutta per curasi e tornare ad essere quella d’un tempo.

Il fatto che alla Certosa di Bologna, monumentale cimitero cittadino, sia ritrovato un cadavere orrendamente mutilato, che porta tatuato sul petto proprio il suo nome, precipita Aurora in una sorta di gioco macabro e ingarbugliato, da cui si deve necessariamente riscattare; in modo da vendicare i torti subiti e ricordare a tutti la motivazione stessa che l’ha fatta arruolare in polizia.

Due indagini parallele, quella di Aurora e quella del collega Bruno, impegnato in un giro di corse clandestine, si alternano sulla scena e contribuiscono a creare tensione. Il lettore desidera che le due parti s’incontrino al più presto, altrimenti, la sensazione che si ha è quella di camminare alla cieca per le campagne emiliane, fagocitate dalla nebbia, e che quell’osservatore oscuro, che ha il potere di rovinare sempre tutto facendoci sprofondare nella paura, possa prendere il sopravvento. Che poi, trattandosi di un thriller, è proprio la sensazione di disagio più azzeccata che si possa provare. S’innesca una sfida, dove ci si sente pungolati ad indagare, cadendo vittime di una lettura oltremodo incalzante.
Ti aspettiamo al varco, Aurora Scalviati. Torna presto.

Osservatore oscuro
Barbara Baraldi
Giunti, marzo 2018
Pagine: 528
Prezzo: € 19,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa