Intervista a Cristina Biolcati

Cristina Biolcati è una scrittrice e poetessa molto nota nel web, ha vinto diversi premi e concorsi letterari. Noi la conosciamo anche come articolista: sa dare ai lettori un’originale chiave di lettura per i libri che legge e come grande amante ed esperta del thriller ha deciso di esordire proprio in questo campo, con Le congettura di Bonelli, edito da Delos: un testo che sta suscitando parecchio interesse tra il pubblico di chi “ci capisce”. Oggi ci ha concesso qualche informazione in più.

Come nasce Le congetture di Bonelli?
Ho scritto molta poesia e racconti brevi. Qualche romanzo rosa, ma mai un thriller. Avevo l’idea in testa da tempo. Perché questo tipo di narrazione necessita di ritmo, di tanti colpi di scena. Sapevo quindi che mi sarei divertita a scriverlo. Il problema è che non ero sicura che la storia potesse fare breccia nei lettori. Allora ho fatto un piccolo esperimento. Ho postato un estratto, su una piattaforma per aspiranti scrittori che frequento: Edizioni Open. Dove accennavo ai due protagonisti. L’interesse suscitato mi ha incentivato a finire il romanzo. In quel momento ho pensato che la cosa non solo fosse fattibile, ma avesse anche un senso.

Il romanzo non è ambientato in un luogo preciso. Come mai?
Solitamente ambiento i miei romanzi in posti circoscritti, che conosco bene. Come ad esempio Padova, dove vivo, in L’uomo di marmellata, oppure la Pianura Padana dove sono nata, in Ciclamini al re. Qui invece sullo sfondo rimane una città indefinita, che permette al lettore di ambientare la storia dove meglio crede. Una cosa simile l’aveva realizzata Dario Argento in Profondo rosso. Si era divertito a “giocare” fra Torino e Roma, dando allo spettatore una libertà notevole, una sorta di fiducia in chi guarda. Lo avevo letto in un’intervista e mi aveva colpito. 

In poche righe, di cosa parla il tuo romanzo?
Vorrei dirti di morte e di vendetta. Ma sarebbe poco. Parla del genere umano, che non finisce mai di stupire. Di quanto gli istinti siano primari, così come il tornaconto personale. E soprattutto, del fatto che, come nella vita reale, nessuno è mai come sembra.

D’accordo, ci hai parlato della morale ultima del libro. Ma cosa dire riguardo alla trama?
Il figlio di un gioielliere viene rapito e lui, per non allertare la polizia in una vicenda dove subodora del torbido, chiama ad indagare un pirata informatico che spaccia per investigatore privato. Stadio Bonelli – questo il suo nome – dà inizio a una serie di avventure rocambolesche, al fine di rintracciare il giovane rampollo. Insieme a lui, la moglie del malcapitato, la bella Annelise, una donna tenace che non si lascia intimidire e intende scoprire cosa sia accaduto al marito. Inutile dirlo che nel buio, qualcuno trama, fintantoché la situazione sfugge di mano e diventa pericolosa. È perfetto per chi ama l’azione, perché ce n’è tanta.

Riguardo alla casa editrice, cosa puoi dirci?
La casa editrice è Delos Digital, la stessa con cui ho pubblicato in precedenza altri tre romanzi. Sono specializzati in pubblicazioni digitali, quindi non c’è il cartaceo. E lo dico perché me lo chiedono in tanti. L’editore è Franco Forte, colui che cura anche le collane Urania e Giallo Mondadori. 

Tornerà Bonelli?
Chi lo ha letto ha colto la prospettiva di un finale aperto, pur essendo l’opera autoconclusiva. Dipende dall’entusiasmo con cui verrà accolto. Che faccio esperimenti, lo avevo già detto?

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist