Io Khaled vendo uomini e sono innocente – Francesca Mannocchi

Mi chiamo Khaled, il mio nome significa immortale.
Mi chiamo Khaled e sono un trafficante. […] Tutti cercano di muoversi verso la luce, nonno. Io no. Io resto qui, sul limite, sul confine. Sulla linea da oltrepassare. Rimango sul limite. Chi vuole attraversarlo verrà da me, che il prezzo lo pago restando.

Con questo libro, pubblicato da Einaudi, Francesca Mannocchi ci conduce nell’inferno dei lager libici e nelle maglie dei trafficanti di uomini. Il racconto, in prima persona, è quello di Khaled, un uomo che di mestiere fa il trafficante di altri uomini, che si arricchisce con il business dei barconi e si copre dietro la facciata di uomo d’affari che cura la sicurezza delle aziende petrolifere straniere che operano in Libia.

Il libro, che non risparmia la crudeltà e la disumanità con cui i trafficanti trattano i “negri africani” che cercano la via di fuga verso l’Europa, ripercorre il dramma personale e collettivo di una Libia orfana ma anche libera dopo la caduta del Fratello Guida, quel Gheddafi che con la sua tirannia teneva insieme un Paese poi destinato alla disintegrazione. Khaled, come molti altri suoi connazionali, ha sperato che la caduta del dittatore aprisse a un futuro migliore il suo paese. Ma la rivoluzione lo ha tradito e allora non resta che approfittare del nuovo business, la tratta di esseri umani che attraverso la Libia vogliono raggiungere l’agognata Europa.

Mi piaceva l’idea di tenerli sulle spine e sentire le storie patetiche che avevano da raccontare. Oggi non lo faccio più, non ne posso più di sentire i dettagli delle vite degli africani che vogliono scappare. Si siedono tutti di fronte a me pensando di essere gli unici al mondo a soffrire. Pensano che nella classifica del dolore il loro sia al primo posto. Le loro dittature le più brutali, la loro povertà l’unica da cui non c’è speranza di riscatto. La verità è che oggi mi annoio, qualche anno fa no. Volevo ancora capire da dove arrivavano, da cosa fuggissero. Dove volevano andare. E soprattutto come.

Colpisce il distacco con cui Khaled il trafficante racconta la violenza di cui si rendono autori i suoi sottoposti. Colpisce la naturalezza con cui l’efferatezza e la crudeltà di certe azioni viene resa nel racconto. Eppure, questa è la realtà. A rimanere colpiti siamo noi lettori, noi – in generale – che ancora ci commuoviamo davanti alle bare di Cutro e chiediamo che vengano attivati canali umanitari per accogliere chi fugge dalle guerre e dalla fame. Ma i molti Khaled che operano in Libia e negli altri paesi di partenza e transito hanno svestito i panni dell’umanità. E i racconti che si snodano nelle pagine di questo coraggioso libro ne sono la prova: questi non sono uomini, perché se solo mantenessero un briciolo di umanità non sarebbero capaci di fare quello che fanno.

Un libro necessario, per capire e comprendere in quali tremende situazioni si ritrovano coloro che scappano semplicemente per anelare a un futuro migliore. Forse anche per capire quali sono le motivazioni che muovono i Khaled, trafficanti di uomini che continuano a sentirsi innocenti.

Io Khaled vendo uomini e sono innocente
Francesca Mannocchi
Einaudi Stile Libero, 2019
Pagine: 196
Prezzo: € 17,00

Beatrice Tauro

Scrittrice