L’arte di amare – Erich Fromm
Quante volte ci siamo chiesti il significato dell’amore. E quante volte abbiamo ipotizzato delle regole, anche per sondare i misteri di questo astratto sentimento dal volto arcano. Esiste un’alchimia che consente di amare ed essere amati? Beh… molti scrittori, saggisti, filosofi, sociologi e poeti hanno provato a dare spiegazioni. Ma si è finito quasi per dare prova delle personali vicissitudini che, in qualche modo, sì, sono servite magari ad alleviare pene (e non solo), ma talvolta non hanno detto nulla di risolutivo su questo sentimento così intenso e, nello stesso tempo, così inconcepibile.
Il saggio di Erich Fromm è noto a molti. Soprattutto lo è perché immediatamente l’autore mette in chiaro che il suo non vuole essere un manuale con “istruzioni per l’uso”, ma una riflessione prima teorica, e poi, in qualche modo, pratica per spiegare come l’amore sia un’arte, e come tutte le arti ha bisogno di essere conosciuta prima ancora che praticata. Le sue, pertanto, sono una serie di indicazioni, per comprendere anzitutto la natura di questo “sentire”, e le espone analizzando alcuni comportamenti dell’uomo sin dalla culla, riallacciandosi alla psicanalisi. Ed è chiaro che essendo un’arte ha particolari esigenze: disciplina, concentrazione, pazienza e il «supremo interesse» che è peculiare per la padronanza di ogni tipo di arte appunto. L’amore, così, viene descritto come una sensazione attiva, e concepito come un «dare». Ma non si tratta del classico «cedere», come spesso si fraintende, o dell’«essere privati, sacrificare». La concezione del «dare» viene analizzata da Fromm come la più alta espressione di potenza poiché, appunto, in quest’azione si provano forza, ricchezza, potere. E parecchi sono gli esempi per spiegare questo momento.
Purtroppo però
l’uomo moderno sembra essersi staccato da se stesso e dall’intero
universo che lo attornia, apparendo così come un oggetto. In questo modo la routine, ovvero l’abitudine del lavoro meccanico,
burocratico che uccide la voglia di fare, di creare, nonché
la «consumazione passiva dei suoni e delle immagini offerti
dall’industria del divertimento» rendono vittima l’uomo che diventa, così,
passivo.
Fromm concentra il
discorso sull’uomo: nella sua solitudine. Teme quasi che
si ami per compensare se stessi e la solitudine che si autoproduce.
Infatti a tal proposito afferma: «Paradossalmente, la
capacità di stare soli è la condizione prima per
la capacità d’amare». Ammettiamolo:
non ha poi tutti i torti!
Il saggio, nel complesso, è un mix di piacevolezza che si
legge tutto d’un fiato, ma soprattutto è un invito a vivere
il cosiddetto “vero amore” che ognuno, a quanto pare, può
far proprio.
L’arte di amare
Erich Fromm
Mondadori, 1996
Pagine 134
Prezzo di copertina € 9,50