Ascoltavo le maree – Guido Mattioni

Quali sono i pensieri di una persona quando all’improvviso perde il coniuge? Come può continuare a vivere quando, poi, si tratta dell’amore di una vita, della compagna di sempre, della luce dei suoi giorni? Quali domande e quali spiegazioni può ricevere colui che dava ormai per scontato vivere in coppia, quindi pari, e all’improvviso si trova nella condizione di essere dispari, cioè solo?
Queste sono alcune delle domande che si è posto il protagonista Alberto, del libro Ascoltavo le maree, scritto dal giornalista Guido Mattioni, vincitore di diversi premi e riconoscenze, per questo esordio, negli Stati Uniti.

Una sorta di diario che per molti aspetti assomiglia a un’autobiografia, visto che parecchi sono i parallelismi tra la realtà di chi scrive e i personaggi a cui ha dato vita. Alberto (il protagonista), infatti, come Guido (lo scrittore) perde la moglie ma, a differenza di quest’ultimo, disperato fugge dall’Italia, scappando in Georgia, esattamente a Savannah, una cittadina che ha amato molto insieme alla sua Nina e che descrive così realisticamente al punto da suscitare irrefrenabile curiosità, in chi lo legge, per tutte le sfumature che i colori della natura maternamente regala. Una città dai pregi e dai difetti, governata dalle maree, alle sponde del Moon River, che pone l’uomo nelle condizioni di fidarsi di colei che ha il potere di attrarre e sottrarre, e talmente influente da catturarlo anche nelle minuzie, come l’andare a fare la spesa in un supermercato – dove le commesse contagiano sorrisi – o l’osservare una statua che domina la città a cui ci si possono confidare i propri segreti.

Mattioni ci costringe dolcemente a fare un viaggio accompagnandolo per mano nel suo dolore, divenendo protagonisti noi stessi di quei sentimenti che furono, di quella realtà che la natura matrigna gli ha crudelmente strappato ma che poi trasformandosi in benigna gli ha donato nelle vesti di un’altra donna, perché così Savannah si pone, come una madre che sfodera armi dolci e cullanti per quell’eterno fanciullino che ha bisogno di cure, sia pure a mezzo secolo di vita.
Lui che ha la capacità di trasformare con le parole i luoghi in esseri viventi e parlanti è lo stesso che nelle veci di Alberto si pone come colui che si lascia, pure egoisticamente, alle spalle il passato che lo ha reso felice, confondendo quasi il lettore che talvolta lo accusa talaltra lo consola perché nessuno deve essere punito così ingiustamente dal destino.

Era un buio che avevo imparato ad amare e che non mi faceva paura. Era un buio vero, non inquinato dalle luci artificiali perché forato soltanto dalle stelle.

Oltre ai sentimenti che si trasformano in poesia ci sono gli abitanti di Savannah: da Morty – che si è scoperto filosofo esistenziale dopo una vita da riccone, a Liz – sorella statunitense sempre pronta e disponibile ad accogliere l’amico, a Leviticus – afroamericano analfabeta e saggio la cui scelta è solo stata quella di lavorare sodo, ai fantasmi – coabitanti di questa città, prerogativa da cui è possibile farne vanto. Ma ovviamente in prima linea c’è Nina, colei che insegna a tutti che vivere si può, anche quando la morte si intromette senza una seconda possibilità.

Lei era l’aria che respiravo, la luce grazie alla quale avevo imparato a vedere anche nel buio della notte, era l’azzurro del cielo perfino quando lassù si ammassavano nuvole nere. Nina era il mio sole, Nina era la mia domenica, Nina era una vita fatta unicamente di sole e di domeniche.
Nina, purtroppo, era.

Per chi ha una visione prettamente romantica della vita il finale potrebbe risultare riduttivo, o forse deludente o ancora frettoloso, rispetto al meraviglioso viaggio di rielaborazione del lutto, dedicato ai ricordi di una vita spenta e al rialzarsi da una tragica caduta. Però è anche vero che il dolore quando permane nella testa è caos, portatore di negatività: sarebbe quasi inutile tormentarlo con domande e farsi tormentare a sua volta da risposte manchevoli. Con Alberto abbiamo imparato che la solitudine può trasformarsi in «Signora», e dal momento che

una volta trasferiti nel cuore i ricordi fanno meno male

forse è giusto continuare a vivere, e dare una seconda possibilità a se stessi per non farsi schiacciare dall’esistenza.
Tormentato e addolorato Alberto Landi è un personaggio che mette piacevolmente in difficoltà il suo pubblico, coprotagonista, che lo vorrebbe unicamente dedito a quell’amore che noi tutti vorremmo ricevere quotidianamente, e non soltanto quando lo perdiamo per sempre.
Se è vero che lo scrittore non è solo colui che racconta storie ma chi è capace di indirizzarle nell’animo di chi lo legge, Mattioni è riuscito nell’intento, perché il suo libro impreziosisce frasi e pensieri.

Ascoltavo le maree
Guido Mattioni
Ink edizioni, 2013
Pagine 216
Prezzo di copertina € 14,00

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist

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