Il sofà sui binari – Caterina Davinio

Oggigiorno scrivere è un atteggiamento che un po’ tutti si concedono e la multiforme e policroma realtà che viviamo offre infiniti spunti d’ispirazione, anche molto interessanti; ma quanto lo stile linguistico può contribuire a rendere coinvolgente l’intero percorso di pagine da visitare? Seppure in un linguaggio accuratamente scelto e un’architettura narrativa pianificata, la lentezza degli avvenimenti descritti potrebbe rischiare di rendere poco appassionante la giocosa e ricca fantasia dell’autrice, nonché la sua ironia, il suo sarcasmo, i suoi acuti riferimenti letterari, il suo inoltrarsi in dialoghi dallo sfondo filosofico.
L’ultimo scritto di Caterina Davinio, Il sofà sui binari, scandaglia in maniera grottesca il rapporto con l’altro se stesso, ossia con quella parte umana che spesso – e anche inconsapevolmente – si lascia in disparte, permette ai giochi meccanici di una vita estremamente moderna di anestetizzare. Ne deriva, quindi, una storia dedicata alla follia e la pazzia dell’uomo, in cui i protagonisti, un manager e un alieno, definito dall’uomo d’affari

mostriciattolo – il colore cangiante degli occhi, le occhiaie fluorescenti, la statura corta, il peso spropositato, il colore indefinito dei capelli unti e bisunti, la trippa…

s’incontrano in un treno che ha una destinazione fisica astratta, definita dalla scrittrice il «Nessunluogo». La figura del manager vuole essere il simbolo della ragione umana, della massima e rigorosa logica, dell’ottimizzazione del tempo, che veste a pennello la condizione dell’attuale uomo civilizzato; l’alieno simboleggia, invece, il suo esatto opposto, la follia, la pazzia, un essere strampalato che abita territori fuori dalla portata umana. Un viaggio che diventa conoscenza di sé, in cui «la realtà consiste proprio nell’accettazione della pazzia» stessa, una pazzia che la Davinio interpreta quale fonte costruttiva di vita, dove il Sentire diviene il dominio più fertile, la soluzione, la chiave del passato, del presente e del futuro.
Il romanzo è, dunque, un cammino interiore verso l’accoglienza della follia, intessuta nel Dna degli uomini, pertanto innegabile, che richiede la responsabilità del coraggio, unico alleato capace di affrontare anche l’alieno più spietato e feroce, ossia la ragione. Una poesia di Emily Dickinson recita:

Molta follia è suprema saggezza
per un occhio che capisce –
Molta saggezza la più pura follia.
Anche in questo prevale la maggioranza.
Conformati, e sei saggio –
dissenti, e sei pericoloso.
Un matto da legare.

Il sofà sui binari è un contributo all’esplorazione umana, anche quando – in un viaggio, appunto – il raggiungimento del capolinea prevede un transitorio e faticoso smarrimento d’identità. Questo romanzo e altresì un tragicomico rimprovero alla mancata cura dell’intima osservazione di se stessi in un tempo e in uno spazio ancora poco familiari.

Il sofà sui binari
Caterina Davinio
Puntoacapo edizioni, 2013
Pagine 114
Prezzo di copertina € 13,00

Monica Murano

Giornalista e poetessa