Per dieci minuti – Chiara Gamberale

Quando la vita smette di appartenerci, bisogna trovare il coraggio di cambiarla. Fosse anche per soli dieci minuti al giorno, fino ad ottenere la forza necessaria per fare il grande salto.
È quello che succede a Chiara, una scrittrice romana di 36 anni, nell’ultimo romanzo di Chiara Gamberale, Per dieci minuti, edito da Feltrinelli nel novembre del 2013.

La storia ha inizio nel momento esatto in cui il dolore svanisce e si avverte l’esigenza di ritrovare se stessi. Chiara, la protagonista, si è persa. Suo marito, conosciuto a 18 anni e con il quale è cresciuta, l’ha lasciata. La rubrica che ha diretto per 8 anni è stata affidata ad un’altra persona, e ha dovuto lasciare la sua casa di campagna di Vicarello per trasferirsi nella capitale. Tutti i suoi punti di riferimento sono venuti meno. Passata la fase del dolore acuto, quello che fa sentire come “in carne viva”, quello che la Gamberale definisce “dove non ti ricordi più dove sono i denti”, si accorge di essere sopravvissuta. Ma è una consapevolezza che rattrista, perché c’è lei come persona, ma la sua vita no, quella è andata a rotoli.

“Le va di fare un gioco?”
“Quale?”
“Per un mese, a partire da subito, per dieci minuti al giorno. Faccia una cosa che non ha mai fatto. Una qualunque, basta che non l’abbia mai fatta.”
“E poi dottoressa, alla fine che succede? Avrò indietro la mia vita?”
“Ne riparliamo fra un mese, Chiara. Intanto giochi, s’impegni e non bari, mi raccomando”.

L’ispirazione viene dal filosofo Rudolf Steiner, e a proporre il gioco è la dottoressa T., la terapista di Chiara. Per un mese, una volta al giorno, dovrà impegnarsi a fare una cosa che non ha mai fatto. Chiara accetta, col coraggio e l’incoscienza di chi non ha niente da perdere. Inizia da piccole cose, sciocche, ma estranianti. Dà vita ad una serie di esperimenti che la porteranno a prendere grandi decisioni: a dire un no importante e ad affrontare un sì altrettanto decisivo. Chiara deve abituarsi a passare dal “noi” all’”io”. Deve imparare a bastare a se stessa, perché soltanto così quell’”io” potrà tramutarsi in un nuovo modo di concepire il “noi”.

L’amore quando entra in crisi, non fa che rafforzare il nostro io, segnando quella sorta di narcisismo che la Gamberale definisce “Egoland”. Dietro ogni nuova esperienza intrapresa dalla protagonista, possiamo dire si nasconda una nuova persona da scoprire. Fino a condurre Chiara a realizzare che non è sola, non lo è mai stata.
La ragazza incapace di occuparsi “dei suoi stessi alluci”, si scopre abile addirittura a prendersi cura di un’altra persona, di Iato, il ragazzino eritreo con cui si ritrova a costruire una nuova famiglia. Le potenzialità c’erano, erano semplicemente inespresse.

Per dieci minuti è un romanzo corale, dove ciascun individuo dona un po’ di sé all’altro, per permettergli di riscoprirsi. Un libro che invita a cambiare, cambiando. Chiara Gamberale l’ha descritto come una sorta di autobiografia parziale, lei, che davvero ha fatto questo gioco.
Un romanzo piacevole, che fa riflettere. Dove nulla è forzato e i dialoghi appaiono molto naturali. Un’opera che fa inevitabilmente pensare a come impegnare i prossimi dieci minuti.
Perché come dice Steiner:

In ogni essere umano esistono facoltà latenti attraverso le quali egli può giungere alla conoscenza del mondo.

E Chiara Gamberale questo lo ha capito.

Per dieci minuti
Chiara Gamberale
Feltrinelli, 2013
Pagine 188
Prezzo di copertina € 16,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa

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