Mongibella la vulcanessa, di Rosario Faraci

L’Etna è un vulcano affascinante, che i siciliani chiamano “A Muntagna” per sottolineare l’imponenza di questa meraviglia e il suo significato di montagna per antonomasia. Dal greco Aitna al latino Aetna per i catanesi rappresenta una figura a volte da temere altre da adulare per la sua caratteristica di essere attivo e vivo. Da ottobre 2013 è patrimonio Unesco dell’umanità e anche nei Social Network si celebra la sua straordinaria bellezza attraverso le foto che gli utenti scattano dalle diverse angolazioni geografiche, ognuna delle quali ha la particolarità di catturarla sempre in maniera diversa. L’Etna che, come una donna, presenta innumerevoli volti attraenti viene descritta in tutta la sua femminilità nella pagina Facebook Mongibella, che ad oggi conta circa 2500 “mi piace”. Da un’idea del prof. Rosario Faraci (Ordinario di Economia e Gestione delle imprese all’università di Catania), insieme ad altri cofondatori la pagina contiene foto, immagini, video, musiche, testi e post in grado di raccontare il vulcano più alto d’Europa, e meta di turisti provenienti da tutto il mondo. Abbiamo avuto il piacere di parlare con il prof. che l’ha definita vulcanessa, e proprio dell’intrigante femminilità ne ha chiarito l’aspetto.

Perché e quando nasce la pagina facebook di Mongibella?
È una pagina creata il 12/12/12, il dodici dicembre di due anni fa. Dunque non nasce per caso. La sua genesi è preceduta da una serie di post sul mio profilo Facebook in cui mi divertivo a fotografare l’Etna ogni giorno e a raccontare alcune storielle, inventate di sana pianta, sulla dolce Mongibella, ora visibile ora nascosta dalle nuvole, il suo fidanzato Re Sole, l’azzurro Mare dell’Etna dove il loro amore si rispecchiava quotidianamente, e così via, documentando sempre in modo “naive” le condizioni meteo del giorno. Ancora oggi lo faccio e mi diverto da morire. Il nostro territorio va narrato, come del resto facevano Greci e Latini nei loro classici.

Oltre al carattere divulgativo quale scopo prefigge questa iniziativa?
Inaspettatamente, dopo la creazione della pagina pubblica su Facebook, è nata una vera e propria community, di cui i principali animatori siamo tre: io, Alessandro Lo Piccolo ed Enza Giangreco, ciascuno dei quali ha grado diverso di professionalità e familiarità con la macchina fotografica e con le frasi che accompagnano la pubblicazione delle foto. Giornalmente riceviamo decine di scatti “live” da tanti amici della “community” e altre le condividiamo dai nostri profili. A loro volta, le nostre foto sono molto condivise, spesso dalla pagina Fb Catania. Si è dunque creato un vero e proprio network, fin qui animato da quasi 300 persone diverse, alcune che frequentano abitualmente la pagina Mongibella, altre più sporadicamente. La finalità è culturale-artistica, ma non c’è dubbio che insieme a tante altre pagine (penso a I Love Etna &, Etna Walk, alla pagina iEtna, al gruppo Etnei nel mondo, tanto per citarne alcuni) stiamo facendo una straordinaria opera di promozione del territorio dell’Etna, patrimonio mondiale dell’Unesco, a costo zero e in modo più efficace della propaganda pubblica che fin qui è costata milioni di euro alla Regione siciliana o al Parco dell’Etna. Insomma, dal web è partita una rivoluzione culturale.

Perché Mongibella e non Mongibello? L’Etna è donna secondo quale criterio?
Non vorrei fare una questione di nomi, l’uno vero (Mongibello), l’altro di fantasia (Mongibella). Intanto l’Etna la chiamiamo normalmente “A Muntagna”. Poi lei vuol farmi credere che uno straordinario ed unico portento della Natura, in grado di arrabbiarsi, di cambiare rapidamente umore, dotato di straordinaria dolcezza e bellezza, punto di riferimento amato da tutte le genti del territorio sia maschio e non invece, come è naturale che sia, femmina? L’Etna è mamma, fidanzata e sorella di tutti quelli che vivono alle sue pendici. Dunque, è di genere femminile, non si discute!

Molti la temono, altri la osservano spensierati, diversi la adulano. Lei, invece, cosa pensa di questo vulcano vivo?
Io lo vivo. Abito alle sue pendici, convivo con i suoi borbottii, sento i suoi profumi, sopporto le emissioni di cenere vulcanica, ammiro le sue esplosioni di fuoco. Ogni giorno, quando mi reco al lavoro, vedo l’Etna accompagnarmi con lo sguardo fino a Catania. D’inverno ammantata di bianco, in tarda primavera già un po’ in desabillè, d’estate imponente e nera. Non le dico che splendore, quando i suoi colori si fondono con quelli dei giardini, delle piante, degli alberi, delle colline. È un caleidoscopio naturale, tra i più belli che abbia mai visto.

Cosa distingue l’Etna dagli altri vulcani? Perché per i siciliani è così importante?
Non ho competenze di geovulcanologia per esprimermi. Leggendo e approfondendo però, non c’è dubbio che è un Vulcano unico, per continuità di attività e per varietà del paesaggio, come mi hanno confermato diversi colleghi e come sostengono le guide turistiche. Per tutti noi siciliani, l’Etna è di straordinaria importanza perché è un punto di riferimento. La bussola del cuore ti porta sempre lì, a cercare con lo sguardo l’Etna dai territori della provincia di Catania e da quelle delle province limitrofe di Enna, Ragusa, Siracusa ma anche Caltanissetta e Messina. Ma lei ci ha mai pensato che, quando uno si è inerpicato fino ad oltre mille metri in territorio di Troina (tanto per fare un esempio), volge lo sguardo a destra e vede l’Etna imponente, di fronte, che costituisce un naturale richiamo?

*Nella foto l’Etna vista da Maletto

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist