Il mondo alla fine del mondo – Luis Sepúlveda

A un primo sguardo Il mondo alla fine del mondo potrebbe apparire un libro strano, da collocare nel noto filone di libri di avventura incentrati sulle vicende di pittoreschi capitani e terre marginali e sconfinate, che rievocano per antonomasia i nomi di Stevenson, Conrad, Melville, sino a un ormai fuori moda Verne (e invece, quanti ricordi d’infanzia tra le pagine ingiallite di un vecchio Viaggio al centro della terra…!).
Complica questa prima impressione l’intersecarsi di tutt’altra tematica, quella ambientalista, ma c’è anche del misterioso, un misterioso estremamente realistico, di storie losche insabbiate tramite poco puliti maneggi burocratici.
La storia è quella di un reporter di un’agenzia giornalistica legata a Greenpeace e molto impegnata in campo ecologico, che avendo viaggiato da giovane nei mari del sud e in Patagonia si ritrova a dover tornare in quei luoghi in seguito a un inquietante avvenimento: giunge nella redazione di Amburgo un fax inviato dall’unica corrispondente estera dell’agenzia, con la notizia che la nave-officina giapponese Nishin Maru è stata rimorchiata in un porto del Cile a causa di un misterioso incidente in cui sono morti ben diciotto membri dell’equipaggio. La Nishin Maru è una baleniera, vecchia conoscenza di Greenpeace, abituata a violare o eludere le leggi sulla caccia alle balene.

Il reporter, insospettito, inizia un’incalzante indagine e scopre che quella nave ufficialmente non esiste più, è stata demolita a Timor anni prima: invece è viva e vegeta, e protetta dall’anonimato è libera di continuare la sua caccia alle balene.

Lasciai la sede di Greenpeace inquieto, senza riuscire a capirne la ragione, e decisi di camminare un po’ per il porto prima di rientrare in ufficio. Jorge Nilssen, Finisterre. Bel nome per una barca avventuriera. Coi piedi passeggiavo per Amburgo, ma i pensieri mi portavano nelle fredde acque australi. Mi vidi in mezzo a onde infuriate, sballottato dal mare in una delle sue giornate di pessimo umore, e all’orizzonte, nascosto a tratti dal profilo delle onde, scorsi un uomo di nome Jorge Nilssen mentre affrontava da solo l’enorme baleniera giapponese.

Con l’aiuto del vecchio capitano Nilssen, rodato lupo di mare dall’andatura ondeggiante come quella di un pellicano, il giornalista raggiunge a bordo della Finisterre i fiordi dove si rifugiano le balene, e diviene coi suoi occhi testimone della tremenda vendetta del mare, l’incredibile e violenta fine della Nishin Maru e del suo equipaggio ad opera dei cetacei.

Facile identificare il giovane protagonista, cileno anch’esso, con l’autore, e facile leggere tra le righe l’immenso amore di Sepúlveda per una natura descritta in maniera estremamente coinvolgente, attraverso una prosa emotiva ed evocativa dal ritmo spesso lento eppure mai faticoso.

Il libro omaggia il mare, la Terra del Fuoco elevata a simbolo di ecosistemi delicati e potenti al tempo stesso, nei quali la libertà, le origini, la memoria individuale e collettiva di popoli del mare scomparsi a causa delle prevaricazioni degli europei si fanno messaggi da riscoprire e trasmettere, così come si trasmette il trasporto per gli spazi aperti e sconfinati, il lancinante fascino della navigazione, l’amore per il viaggio oltre lo spazio e il tempo, tra isole nebbiose, micidiali banchi di sabbia, mari piatti ed insidiosi traversando i quali prendono colore i nomi di luoghi lontanissimi e magnetici.
Un romanzo breve e denso ad alto potenziale suggestivo sulla libertà e le sfide che la vita ci propone, sull’andare dove porta il cuore, allo sbaraglio come fa il protagonista, pronto a dire:

Sì. Vengo laggiù. Da te, Mondo alla fine del Mondo. E non so cosa mi aspetta.

 

Il mondo alla fine del mondo
Luis Sepúlveda
Tea, 2011
Pagine 128
Prezzo di copertina € 8,00

 

Teodora Dominici

Articolista, collaboratrice editoriale free-lance e scrittrice in pectore