Luca Attanasio: l’immigrazione forzata

In questa intervista il giornalista e scrittore Luca Attanasio parla del suo libro Se questa è una donna e del fenomeno dell’immigrazione forzata.

Se questa è una donna, è un libro che affronta un tema attuale quello di donne che dietro ogni loro fuga dal proprio paese hanno una storia, come è nata l’idea di scriverlo?
Io  sono giornalista, mi occupo di fenomeni geopolitici, mi sono proposto di fare uno studio su migrazioni forzate, riguardanti l’Africa Subsariana, il Nord Africa e il Medio Oriente e il Magreb. Ho chiesto e ho avuto la possibilità di intervistare le donne del centro San Gallicano a Roma dove vi sono donne, vittime di tortura e violenza varia che fanno richiesta di status di rifugiate politiche. Ho intervistato per un anno e mezzo tre donne tra cui una etiope, un’iraniana e una del Burkina Faso che mi hanno raccontato non solo gli episodi di violenza, ma tutta la loro storia. Quindi da un progetto di saggio geopolitico il mio libro è diventato un romanzo. Ho cambiato cosi anche il linguaggio. Come dice Erri de Luca le loro storie sono più interessanti delle nostre.

Come pensa che si possa risolvere l’emergenza degli immigrati che arrivano da noi?
Bisogna riportare tutti alla realtà, l’opinione pubblica è influenzata dai giornali e dalla tv che non dicono cose corrispondenti al vero. Vi è un numero esiguo di immigranti e pochi esiliati politici. L’Europa deve fare accordi sulla base dell’accoglienza. Chi chiede asilo è un numero esiguo, bisogna aiutarli come lo sono stati sia gli italiani che altri popoli in periodi difficili. Chi richiede asilo e rifugio politico non può pagare da 5 a 12 mila euro per viaggi infernali dove molti muoiono addirittura prima di arrivare al Mediterraneo.

Cosa significa per lei scrivere?
Sono giornalista e scrittore. Da una parte significa comunicare messaggi chiari per far cambiare opinione a volte anche ai miei lettori e dall’altra la realizzazione di un sogno quando scrivo racconti o romanzi dove per me la scrittura è la forma personale più alta di comunicazione e che rende appieno il mio essere.

Uno scrittore a cui è legato?
Elsa Morante per il suo entrare nei personaggi e raccontare piccole storie malinconiche e Albert Camus di cui apprezzo e porto sempre dentro di me e sulla mia scrivania questa frase: «Le circostanze mi hanno aiutato. Per correggere una indifferenza naturale, venni messo a mezza strada fra la miseria e il sole. La miseria mi impedì di credere che tutto sia bene sotto il sole e nella storia; il sole mi insegnò che la storia non è tutto».

Tre aggettivi per descriversi?
Curioso nel senso umano, interessato e appassionato.

Progetti futuri?
Un romanzo che ho appena finito di scrivere Il bagaglio dove racconto del fenomeno di immigrati minori non accompagnati. Il libro uscirà a  gennaio.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice