Intervista a Pippo Gurrieri

Lo scrittore Pippo Gurrieri e il suo libro L’anarchia spiegata a mia figlia in quest’intervista. Un libro a cui il pubblico risponde sempre bene fin dalla sua prima edizione.

Un testo che lascia il segno, un babbo che racconta l’anarchia e le sue fondamenta a sua figlia, come nasce l’idea di scriverlo?
L’idea nasce da una proposta dell’editore che mi chiede di realizzare un testo sull’ideale anarchico per la larga diffusione; io poi l’ho sviluppato nella forma di dialogo tra un padre e sua figlia, riprendendo una tradizione della pubblicistica anarchica inaugurata da Errico Malatesta con tutta una serie di dialoghi (Fra Contadini, Al Caffè, In periodo elettorale) che hanno avuto un enorme successo per la semplicità del linguaggio ma anche la profondità degli argomenti trattati. Ho cercato, rispetto ai pur sempre efficaci dialoghi malatestiani, di adeguare ai temi di oggi la discussione, e in modo particolare all’universo giovanile e al tipo di società globalizzata e tecnologica in cui viviamo, che presenta aspetti nuovi impossibili da trattare un secolo fa, mentre non mutano affatto le questioni della libertà e del potere, delle forme di condurre la lotta, ecc.

Libertà, uguaglianza, i principali punti cardini del vostro modo di vivere e di fare politica, oggi questi valori sono scomparsi, la politica non è più accanto alla gente voi, come vi state muovendo in questo percorso?
Forse dovremmo dire che sono scomparsi dall’orizzonte politico ufficiale, perché l’omologazione neoliberista che contraddistingue le diverse forze politiche è molto marcata. Se invece ci riferiamo a tutto ciò che si agita al di fuori dell’universo istituzionale, a esempio nel vasto fronte delle resistenze territoriali e delle esperienze di contrapposizione di modelli di vita altri da quelli imposti dal sistema capitalista con le sue grandi opere inutili e dannose, con le strutture militari, con le cementificazioni e le devastazioni ambientali, ecco, lì libertà ed eguaglianza non sono termini astratti ma pratiche reali di organizzazione (assembleare, dal basso) e di azione (azione diretta). Ma lo stesso accade nel vastissimo mondo dell’associazionismo e del volontariato, come pure in quello degli spazi occupati (sia realtà abitative che spazi sociali). Inoltre se ne trovano tracce sensibili nello spontaneismo popolare che si manifesta nei quartieri, nei piccoli centri, nelle aggregazioni sindacali di base, nelle pratiche comunitarie in campo agricolo, ecc. 
Questo ampio arcipelago di espressioni di antagonismo e di alterità è quello preferito dagli anarchici per esercitare la loro azione militante, sempre a difesa dell’autonomia degli organismi da governi e istituzioni, ma anche da tentativi dirigistici messi in atto da forze minoritarie, in altre parole, contro ogni delega, per l’azione assembleare e diretta.

Raccontare la politica e l’anarchia a una figlia attraverso un dialogo  fa in modo che il libro si capisca ancora di più, il pubblico come risponde a questo libro?
A dieci anni dall’uscita della prima edizione del libro (pubblicato ne 2010) il bilancio è senz’altro positivo, perché non solo la formula del dialogo è stata apprezzata e giudicata adeguata a veicolare i tantissimi contenuti che vi ho messo dentro, ma il linguaggio stesso adottato è riuscito a semplificare lo sviluppo di argomenti che spesso sono ritenuti ostici. Il riscontro che abbiamo avuto, sia io come autore che BFS come editore, da parte di centinaia di lettrici e di lettori, è stato significativo di un apprezzamento generale andato oltre ogni aspettativa. Il libro è diventato regalo per amici e figli, ha permesso a tante persone di scoprire l’anarchia e l’universo degli anarchici. A dimostrazione di questo vi sono le numerose ristampe fatte della prima edizione, e l’uscita di una seconda edizione riveduta e aggiornata nel 2018. Come pure le traduzioni uscite in francese (editore ACL di Lyon nel 2014) e in spagnolo (editore Descontrol di Barcellona nel 2016).

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice