La ragazza dei fiori di vetro – Tilar J. Mazzeo

Di recente uscita è la biografia romanzata di Irena Sendler, una eroina dei nostri tempi, che ha salvato la vita a 2500 bambini ebrei nella Polonia nazista. Di lei i libri di storia non ci hanno mai raccontato, forse perché donna, forse perché quel periodo è rimasto buio per troppo tempo. Piemme ha pubblicato, in occasione della giornata della memoria che si svolge ogni anno il 27 gennaio, «l’incredibile storia vera di una ragazza coraggiosa e di un tesoro nascosto in barattoli di vetro», un testo dell’autrice statunitense Tilar J. Mazzeo La ragazza dei fiori di vetro.
Cos’ha di diverso questo libro dagli altri? In questo periodo (ma non solo) è dovere di ogni persona soffermarsi a pensare cosa abbia portato l’uomo a compiere i crimini contro l’umanità, ad accanirsi contro il suo simile. Ebbene, questo libro racconta i sentimenti che si possono provare in una situazione dove c’è in gioco la propria vita, dove è possibile scegliere di salvarsi quando tutto è perduto e invece si preferisce sfidare la sorte per quella volontà di salvare altre vite innocenti.

Siamo a Varsavia, nella povera Polonia che si ritrova in mano ai nazisti senza una plausibile colpa, e poi ai comunisti; qui si svolge la vicenda di Irena, una ragazza ariana ma che ha sempre avuto amici ebrei, che si innamora di uno di essi, e non lo dimenticherà mai, persino quando si sposerà con un uomo con cui non andrà mai d’accordo. Irena non è la classica brava ragazza, l’autrice sottolinea che era una donna comune, con i suoi limiti caratteriali e le ribellioni che una ragazza di quel tempo, solo perché donna, pretendeva. Non a caso lascerà il marito e si occuperà della madre in modo un po’ superficiale. Comincia con la narrazione della sua infanzia, con la morte del padre, medico, persona dedita a curare tutti quelli in difficoltà, ebrei compresi, e questa mancanza la segnerà per sempre. Dal padre eredita l’amore per il prossimo, e difatti, perseguitata dalla Gestapo non si arrende: lotterà con tutta se stessa, per proteggere, facendo carte false, gli ebrei reclutati, creando per loro nuove identità con un ingegno particolare che rimanda al titolo di questo libro.

Il romanzo è importante perché – anche se la trama possiamo immaginarla visto che conosciamo quasi tutti come sono andate le cose – chi si è salvato dispone di strumenti di speranza e di fiducia nell’uomo, il quale, se vuole, si ingegna nei modi inimmaginabili per aiutare se stesso e gli altri. Pur piangendo tra le righe per le ingiustizie di chi non ce l’ha fatta, non c’è il clima di arrendevolezza, ma di forza e fiducia con l’ottimismo che insieme si può vincere. E poi permette al popolo polacco di raccontarsi, con le difficoltà e l’umiltà di chi è stato spogliato di dignità senza nessuna colpa.

«A restare impressi nella memoria di Irena e della sua squadra erano soprattutto i piccoli dettagli: la neonata nel bidone dell’immondizia; un fiocco rosso tra i capelli di una bambina; la giacchina verde di un maschietto».

Oggi quei bambini sono anziani, e sono quel che ci resta della testimonianza di chi ce l’ha fatta a sfuggire al dramma. Irena è morta nel 2008: è vero, ha salvato 2500 bambini, ma è anche vero che quei bambini hanno salvato lei. Storie di vita si susseguono nel racconto di liberazione della Resistenza di Varsavia, sentimenti contrastanti tormentano il lettore, che umanamente si sente vicino a chi ha vissuto quel dolore in prima persona. Un testo nuovo, fondamentale, per non dimenticare.

 

La ragazza dei fiori di vetro
Tilar J. Mazzeo
Piemme, gennaio 2017
Pagine 336
Brossura € 18,50

 

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist