Ultime conversazioni – Benedetto XVI

Papa Ratzinger è passato alla storia per aver dato le dimissioni ed essersi ritirato a una vita più tranquilla, nella preghiera. La sua rinuncia al ministero pietrino ha fatto parecchio scalpore tanto che alcuni hanno pensato che fosse stato ricattato. Lo scorso autunno è uscito per Garzanti Ultime conversazioni, una sua intervista a cura di Peter Seewald, dove sono emersi diversi aspetti di questo papa che non amava apparire.
Dalla lettura di questo libro conosciamo la storia di un uomo, che da anni era cieco dall’occhio sinistro e che aveva perso pure l’udito; conosciamo una persona incredibilmente umana e dai classici conflitti interiori, forse il primo uomo a potersi «fregiare del titolo di papa emerito»; conosciamo la storia della sua famiglia ripercorrendo le tappe fondamentali della sua infanzia e permettendoci di scoprire alcuni tratti caratteriali dei suoi genitori.

La lettura di questo libro che si compone di domande e di risposte è parecchio interessante anche perché più che risolvere dubbi un po’ li moltiplica. Nel caso della sua rinuncia al pontificato il papa dice chiaramente di non essere stato ricattato da nessuno, ma che la rinuncia è stata meditata da una serie di circostanze personali visto che per svolgere questa funzione ci vogliono soprattutto forze fisiche che incominciavano a mancare.

«Anzitutto bisogna dire che quando un papa inizia il suo pontificato a settantotto anni, non dovrebbe aspirare a grandi cambiamenti in una prospettiva a lungo termine, che egli stesso non sarebbe in grado di sostenere. L’avevo già accennato. Bisogna fare quello che è possibile fare in quel momento. Secondo: grandi cambiamenti. Di cosa si starebbe parlando? L’importante è preservare la fede oggi. Io considero questo il nostro compito centrale. Tutto il resto sono questioni amministrative che non dovevano essere risolte quando è stato il mio momento»

Il papa nelle risposte alle domande del giornalista è stato abbastanza chiaro, afferma che di fronte alle problematiche venute alla luce (da tempo tenute nascoste) non è stato facile intervenire perché «i problemi strutturali s’intrecciano con quelli legati al personale e le misure prese in modo affrettato possono rovinare una situazione invece di risanarla».
Si ritiene insoddisfatto perché secondo lui non ha avuto la forza di presentare la catechesi nel modo più umano e penetrante possibile anche perché la sua eloquenza oratoria era abbastanza discreta.

Benedetto XVI è un uomo che non abbiamo avuto modo di conoscere bene, forse perché come dice lui stesso è più professore, uno che riflette e medita sulle questioni spirituali con poca praticità.

«Be’, imparare si può sempre. Primo bisogna continuare a imparare che cosa ci dice la fede in questo nostro tempo. E poi si deve imparare a essere più umili, più semplici, disposti a soffrire e ad avere il coraggio di opporre resistenza».

Gli spunti di riflessione sono tanti, dall’attualità alla spiritualità. Quello che emerge è la figura di un uomo dalla fede profonda, e più umana di tutti i suoi predecessori che magari sono stati più capaci di apparire. Papa Ratzinger ama riflettere, forse stare dietro le quinte perché lui non percepisce il potere come posizione di forza ma come responsabilità, come un compito pesante e gravoso su cui riflettere ogni giorno.

Ultime conversazioni
Benedetto XVI
a cura di Peter Seewald
Garzanti, 2016
Pagine 230
Cartonato € 12,90

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist