Memorie dal sottosuolo – Fëdor Dostoevskij
Di cosa è capace l’uomo quando è infelice? Dove arrivano i suoi pensieri negativi? Fino a che punto possono nuocere agli altri e a se stesso? La lettura di Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo, è impressionante, perché anche se siamo nel 1864, quei pensieri di uomo infelice riguardano tutti, quella predisposizione d’animo vendicativo che può anche fare paura la osserviamo ogni giorno. È dal fondo che proviene la bassezza dei sentimenti, proprio da quel sottosuolo da cui proveniamo quando non riusciamo a vedere la luce della gioia. E ciò può capitare in qualsiasi momento della propria vita, persino quando siamo per strada oppure al supermercato e qualcuno ci indispone per un nonnulla.
Si racconta di un uomo che si sente superiore agli altri, ma che nella realtà viene ignorato da tutti: egli soffre per questo eppure non fa niente per recuperare un po’ di stima, visto che per primo egli non ne nutre verso di sé; la verità è infatti che è lui stesso, in conseguenza alla sua vanità sconfinata, a osservarsi con rabbiosa insoddisfazione e ripugnanza, dunque quel suo modo di guardarsi lo attribuisce a chi lo circonda.
Si tratta di un monologo sulla condizione dell’animo umano quando è abbrutito dall’insoddisfazione e dall’infelicità: l’uomo che per natura è un essere bipede e ingrato, il cui principale difetto è la scorretteza in che modo può vivere meglio: ottenendo «una felicità a buon mercato oppure un’eletta sofferenza?».
«Avessi avuto una famiglia quand’ero bambino adesso non sarei mica così come sono. Ci penso spesso, a questo. Sì, perché per quanto brutta sia la vita in famiglia, hai pur sempre un padre e una madre vicini, e non dei nemici, o degli estranei.
Almeno una volta all’anno te lo dimostrano, che ti vogliono bene. E comunque sia, sai che sei a casa tua. Io invece sono cresciuto senza una famiglia; e dev’essere per questo che sono diventato così… così insensibile».
Il libro dello scrittore russo non è alla portata di qualsiasi lettore, si presenta difficile, soprattutto da metabolizzare, perché a volte, l’uomo nega a se stesso i sentimenti che prova, quando sono oscuri, negativi, e vorrebbe sprofondare in quel sottosuolo che si costruisce per nascondersi o per covare ancora più cattiveria come difesa da quegli stessi pensieri. Ma quanti danni provoca la solitudine? Oltre all’infelicità?
Il protagonista non si pone limiti, e si prende gioco pure di una ingenua ragazza, giovane, certo, prostituta, ma che riesce a raggirare parlando d’amore. Ella però lo sorprende con un colpo di scena, che gli nuocerà sconfiggendolo definitivamente dal punto di vista emotivo.
«io in vita mia ho solamente portato all’estremo quel che voi non avete osato portare nemmeno a mezza strada, considerando per di più la vostra vigliaccheria come una forma di buon senso – e in tal modo vi siete consolati, ingannando voi stessi.»
Viene da pensare che forse l’uomo ha paura di riuscire, forse cerca la sofferenza perché probabilmente egli diventa un essere umano quando acquista la consapevolezza della sua capacità di soffrire davvero, anche se poi la stessa consapevolezza può trasformarsi in una disgrazia. La razionalità è qualcosa che ci imponiamo di avere ed eseguire ma poi sono i desideri (o il diritto di desiderare) a rendere l’individuo diverso da tutti gli altri, e dunque autentico. Un testo che non può mancare nelle nostre librerie, non di facile lettura perché appunto difficile da accettare, ma che necessariamente dobbiamo conoscere per aprirci alla vita e uscire da quel sottosuolo nel quale tutti, ogni tanto, sprofondiamo adagiandoci.
Memorie dal sottosuolo
Fëdor Dostoevskij
Mondadori, 2016 (ristampa)
Pagine 190
Brossura € 9,00