Requiem – Geir Tangen

Il romanzo d’esordio del norvegese Geir Tangen s’intitola Requiem (Giunti, 2017) ed è ambientato nel piccolo villaggio di Haugesund, sulla costa occidentale della Norvegia, un luogo dove egli vive in qualità di insegnante e giornalista e che conosce molto bene.

È l’ottobre 2014 e il piccolo commissariato di provincia è messo a dura prova da alcuni delitti, apparentemente senza un collegamento fra loro, che vengono annunciati ad una ex star del giornalismo tramite email. Viljar Ravn Gudmundsson, questo il suo nome, ultimamente non se la passa troppo bene. È afflitto infatti da continui attacchi di panico che invalidano il suo lavoro. Dopo l’importante scoop, con cui nel 2010 ha denunciato la corruzione di un noto funzionario politico, sicuramente non ha fatto la carriera che ci si aspettava. Quale evento doloroso nasconde quell’episodio, ormai lontano nel tempo? E perché l’assassino dovrebbe rivolgersi proprio a Viljar per enunciare il suo progetto di morte? È quello che nell’ambiente si chiedono tutti, arrivando anche a sospettare dello strambo giornalista, ormai dato per finito, dai comportamenti al limite della decenza – più di una volta si è ubriacato in pubblico fino a perdere i sensi.

Non è dell’opinione Lotte Skeisvoll, la poliziotta che più di tutti gli è favorevole, forse perché anche lei è schiava di regole ossessive che le condizionano la vita e, come lui, ha vissuto una situazione familiare difficile.
A Haugesund la gente continua a morire e le forze dell’ordine brancolano nel buio. L’assassino è furbo, sempre un passo avanti a loro. Quando la morte tocca da vicino, portando con sé una persona cara, giunge il tempo di trovare un nesso fra queste morti e dare un volto al colpevole.

Requiem si profila come il primo volume di una trilogia che l’autore porterà presto a compimento. Geir Tangen scrive bene e riesce a intrattenere piacevolmente il lettore, seppur si tratti di un romanzo di quattrocentotrenta pagine. I personaggi sono ben caratterizzati e, nonostante i nomi siano difficili, presto si riesce a dare a tutti la giusta collocazione. L’autore ha mirato a stupire, con trovate geniali che ha proposto a ripetizione, senza dare tregua. Si è concentrato sui personaggi e sui fatti, a scapito di quel paesaggio nordico che siamo invece abituati a vedere descritto nei minimi particolari, nei thriller di genere.  La storia ha un buon ritmo e di sicuro non ci si annoia. Nella postfazione lo confessa, l’autore, che voleva sorprendere e per questo si è concesso un sacco di licenze. Che si è divertito a ingarbugliare tutto.

Da un’idea di base alquanto semplice,  – dopo averlo letto converrete con me che in effetti l’epilogo era logico – lo scrittore ha elaborato la trama come fosse un tripudio di fuochi d’artificio. Ogni botto sovrasta e ravviva quello precedente.

Conclusione: consiglio questo romanzo a chi ama essere stupito. Per quanto mi riguarda, nei miei gusti in riferimento al thriller sono più classica. Infatti ho amato soprattutto la prima parte, quando viene uccisa la terza vittima – lì la tensione è alta e la scena crea quella giusta inquietudine che porta al turbamento. Il finale, invece, l’ho trovato eccessivo.
Come se l’autore avesse lasciato tutto in mano all’assassino, opponendogli volutamente investigatori incostanti o caratterialmente troppo deboli. Costui quindi è stato solo ad orchestrare quel canto funebre e commemorativo di cui i personaggi erano singoli strumenti. Un trionfo di elementi e di musica di cui, con la sua bacchetta, egli era il solo direttore.

«Sono soddisfatto. Ogni sequenza procede come previsto: la composizione musicale ha cominciato a prendere forma. Mi godo la sensazione. Non nell’uccidere, quello è solo una necessità, ma nel creare…»

Se consideriamo che il romanzo s’intitola proprio Requiem, l’autore è riuscito nel suo scopo.

 

Requiem
Geir Tangen
Giunti, marzo 2017
Pagine: 432
Cartonato  € 18,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa