Intervista a Vito Bruschini

A distanza di tempo incontriamo nuvamente scrittore Vito Bruschini che parla di sé e del suo libro sulla strage di Piazza Fontana.

Come mai l’interesse verso questo argomento?
L’idea nasce dal desiderio di cercare di comprendere perché in tanti anni e dopo undici processi soltanto nel 2005 si è arrivati a una verità giudiziaria che non poteva più essere taciuta. La Cassazione ha sentenziato che i responsabili sono stati i fascisti Franco Freda e Giovanni Ventura, responsabili della cellula padovana di Ordine Nuovo e che quindi gli anarchici accusati nei primi anni della vicenda erano del tutto estranei. Il presidente Mattarella, nella commemorazione dei caduti nel cinquantenario della strage ha finalmente detto senza sottintesi condannando quegli uomini che, al servizio dello stato, hanno tradito il giuramento alle istituzioni. «Non si serve lo Stato se non si serve la Repubblica e con essa la democrazia, «ha dichiarato il Presidente. «L’attività depistatoria di una parte delle strutture dello stato è stata quindi doppiamente colpevole».

La strage di piazza Fontana ha ancora qualche verità, secondo lei, che deve venir fuori?
I dubbi sono soltanto giuridici perché i responsabili non hanno pagato per il loro misfatto. Freda e Ventura erano stati giudicati innocenti in un secondo giudizio e quindi non potevano più essere giudicati da un tribunale. Siamo arrivati dunque a una verità storica, ma quella giuridica manca del tutto perché è mancata la volontà di arrivare ai veri mandanti. A chi ha voluto e ha spinto le nostre istituzioni ad abbracciare questa feroce “dottrina della tensione”, cioè sparare nel mucchio per terrorizzare i cittadini e spingerli a chiedere leggi speciali e un pugno di ferro per riportare ordine nella società. Nel mio libro do una versione dei fatti e si chiama “Dottrina Westmoreland”. Nessuno dei numerosi servizi giornalistici di questi giorni la nomina, eppure i documenti che la denunciano sono stati desecretati dagli americani quattordici anni fa.

Una narrazione che nel libro può colpire maggiormente?
«Piazza Fontana non può essere archiviata perché, come disse il giudice Guido Salvini, la strage inquinò il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini creando un clima di sospetto che dura ancora oggi e proprio per questo è imprescrittibile. E concludo con le stesse parole che chiudono il mio romanzo: «Per crescere la nostra Nazione deve avere il coraggio di sapere affrontare e svelare i numerosi misteri che ancora circondano un gran numero di eventi accaduti dopo il secondo conflitto globale. Il Cosiddetto “Segreto di Stato” deve lasciare spazio alla VERITÀ perché non è più accettabile che dopo cinquant’anni dai fatti i familiari delle vittime (di tutte le stragi) non debbano sapere perché i l oro cari sono morti»

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Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice