Cucinare un orso – Mikael Niemi

Cucinare un orso è un thriller particolare, scritto dal drammaturgo e narratore svedese Mikael Niemi. Pubblicato da Iperborea nel 2018, il romanzo ricalca un po’ le situazioni de Il nome della rosa, per quanto riguarda il rapporto fra un maestro e il suo allievo, che qui sono rappresentati da un pastore di origini sami, realmente vissuto, e un ragazzo lappone dal passato difficile. 

Siamo nel 1852 e nel profondo nord della Svezia, esattamente nella piccola comunità rurale di Kengis, il pastore Laestadius ha fondato il Risveglio, un movimento che mira a contenere gli eccessi dei fedeli, soprattutto l’abuso di alcol. Al suo fianco, il giovane lappone Jussi cerca d’imparare il più possibile da questo “padre spirituale”, che lo ha trovato a mendicare sul ciglio di una strada e se ne è fatto carico.

Al contempo, una giovane serva sparisce e viene ritrovata morta nella foresta. Le autorità preposte alle indagini prendono il fatto alla leggera e reputano che autore dello scempio sia un orso che si aggira nella zona. Ma il pastore, che è un esperto botanico, conduce delle indagini personali, coadiuvato da Jussi, col quale ragiona e fa congetture. 

La belva, infatti, da cui l’intero villaggio si deve guardare, non è un orso, bensì un essere umano; sebbene l’assassino faccia di tutto per occultare la sua presenza, trovando nel disinteresse comune un terreno fertile. Tanto più che una seconda ragazza viene presto uccisa, così come un pittore abile ad eseguire alcune lastre rudimentali, antenate della moderna fotografia.

Jussi, in tutto questo clamore, è guardato con sospetto. Appellato con disprezzo noadi, lo sciamano.
Oltre a tanti rudimenti di civiltà a noi sconosciute e ragguagli nel campo della botanica, il romanzo appassiona per le indagini portate avanti dal pastore, vero e proprio pioniere in fatto di impronte digitali e camere oscure, fra l’altro, tecniche appena abbozzate e non ancora sviluppate.

La povertà e le sventure in cui vertono questi personaggi “primitivi”, perché è come se lo fossero, scatenano un senso d’impotenza e instaurano nel lettore una forte empatia.
Tutti facciamo il tifo per Jussi! E patiamo per le ingiustizie che si abbattono a catena, guarda caso sempre sui più poveri. Sugli indifesi; coloro che non hanno alcuna possibilità di ottenere giustizia.

Come ne Il nome della rosa, gli omicidi che il maestro e il suo allievo si trovano ad ispezionare sono cruenti. Macabre le descrizioni, dove tanta parte gioca l’olfatto. L’odore acre della povertà e della miseria; piante officinali che lasciano una traccia; veleni e pozioni che danno la morte; corpi che marciscono, vittime di una violenza inaudita.

In un crescendo di suspense e colpi di scena, è bello vedere come il pastore riesca a dipanare la vicenda. Tanti sono i sospetti, fino ad arrivare all’epilogo finale.
Non il solito romanzo, quindi. Cucinare un orso è un insieme di tradizioni e di intuizioni. Un esempio di come il passato torni a far visita, permeato dal male che non ha epoca.

L’uomo e la belva, un insieme d’istinti tenuti a bada a fatica. Un’opera consigliata, la cui lettura appassionerà sicuramente gli amanti del genere.

Cucinare un orso
Mikael Niemi
Iperborea, novembre 2018
Pagine: 508
Prezzo: € 19,50


Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa