Il doppio dell’assassino – Mauro Santomauro

Il secondo romanzo dello scrittore Mauro Santomauro, in passato farmacista della Serenissima e autore de La Congiura dello Spezialeè uscito alla fine di ottobre 2015, edito da Libromania, gruppo facente parte della DeAgostini Libri.

Il doppio dell’assassino, questo il titolo, riprende i personaggi della giovane giornalista Fedora Milano e del maggiore dei Carabinieri Guido Zalivani, ora divenuto ispettore dell’Interpol, che abbiamo visto agire anche nel primo romanzo dell’autore. L’ambientazione è un paese di montagna, San Candido, nel Tirolo italiano, dove i protagonisti devono destreggiarsi in una complicata indagine al fine di trovare un filo logico che colleghi strani furti di gioielli, accompagnati da orribili decessi, all’omicidio di un professore di fisica teorica. Quest’ultimo aveva appena tenuto una conferenza alla quale ha partecipato anche Fedora e, se fosse vissuto, coi risultati delle sue ricerche avrebbe potuto cambiare le sorti del mondo.

Il romanzo compie delle digressioni temporali, e per la maggior parte è ambientato nel 2014. Inizia con una scoperta da parte di alcuni turisti tedeschi, avvenuta nel 1991, che in Val Venosta hanno ritrovato il corpo perfettamente conservato di Otzi, l’uomo di Similaun, risalente all’Età del Rame, che qui viene descritto in veste di sciamano.

Quando ho iniziato la lettura, ho pensato che l’incipit fosse sensazionale, e i primi capitoli davvero geniali. Ripercorrere la storia di Otzi, la mummia di Similaun che tutti conosciamo e che si trova nel museo di Bolzano – io stessa l’ho vista – mi è sembrato un modo davvero originale di “agganciare” l’interesse del lettore. Il fatto di ricostruire la scena della sua uccisione, così come ci viene spiegato dagli esperti, ovvero, a causa di una freccia che ne ha trafitto il corpo, trapassandolo da parte a parte, è stato davvero qualcosa di suggestivo. Poi però, dal terzo capitolo, la storia diventa un’altra. Otzi era soltanto un pretesto per parlare di quello che sarebbe avvenuto nei territori non lontani dal suo ritrovamento. Uno sciamano che ha trasmesso il suo “dono”, non sempre utilizzato in modo corretto dalle generazioni a venire.

L’autore ci aveva promesso un thriller – così c’è scritto anche in copertina – che forse qui si appella un po’ al fantasy, sul finale. Sarà per la natura poliedrica di Mauro Santomauro, che, come si legge nella biografia, in vita sua si è occupato delle attività più disparate, sarà perché egli è uomo di grande cultura e non ha saputo trattenersi, fatto sta che ogni capitolo sembra il compendio di una voce dell’enciclopedia, e si giunge solo nell’ultima parte all’indagine vera e propria. Chi ama il genere thriller, vorrebbe concentrarsi sui fatti, sperare che accada qualcosa di pertinente per aggiungere tasselli al puzzle, quindi si sente confuso da questo “tergiversare” dell’autore. Intendiamoci, gli argomenti sono interessanti, e leggendo quest’opera si imparano tante cose, ma esulano dal caso vero e proprio. Santomauro parla di storia, di geografia, di botanica, di pasticceria, di fisica, di Albert Einstein e delle sue teorie, in maniera esaustiva ed impeccabile, ma poco ha a che vedere col mistero che dobbiamo cercare di risolvere. Almeno, non in maniera così estesa.

Generalmente, nel thriller, ci si focalizza sul crimine che i protagonisti sono chiamati a sviscerare, e tutto il resto – paesaggi e personaggi minori – sono messi in secondo piano. Si dà loro meno spessore, rispetto ai protagonisti e ai fatti, per evitare di caricare troppo la storia e perdere l’accento sul fulcro. Qui invece i personaggi sono anche troppo ben caratterizzati; si potrebbe scrivere una storia su ognuno di essi e risulterebbe ugualmente interessante. Essi danno vita ad un romanzo nel romanzo. Ultima cosa, mi chiedo come mai l’autore abbia creato uno scenario così suggestivo – mi riferisco al magnifico castello in cui Fedora e Guido si trovano a pernottare – e un personaggio così particolare come il maggiordomo Algy, se poi la scena si svolge completamente altrove, e né l’uno né l’altro hanno parte attiva nella storia. Per fare un esempio, sarebbe come “promettere” al lettore di svolgere un romanzo in un’isola tropicale da sogno, e poi ambientare tutte le scene nelle cucine del resort. Mi spiego?

In conclusione, Mauro Santomauro è un uomo colto e scrive bene, ma ha fatto troppo. Forse avrebbe dovuto contenere questo suo sapere ed indirizzarlo esclusivamente alla storia che intendeva scrivere.

 

Il doppio dell’assassino
Mauro Santomauro
Libromania, ottobre 2015
Pagine 160
Prezzo di copertina € 0,99 (ebook)

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa