Prima persona – Richard Flanagan

Quando i social media invadono la privacy e più niente rimane segreto, ecco che leggere diventa sovversivo. Il romanzo diviene una sorta di “controcultura”, dove rifugiarsi e staccare da questo controllo incondizionato. Dove creare però anche una caricatura, un personaggio come il truffatore australiano protagonista di Prima persona di Richard Flanagan (Bompiani, 2018) che ama insinuarsi e dirigere, neppure a troppa distanza, la vita di chiunque giunga al suo cospetto. Una fusione ideale, fra soggetto e biografo, dove l’influsso del primo è così forte da diventare ossessione.

Nel 1992 Kif Kehlman, io narrante del romanzo, abita in Tasmania con la moglie Suzy, incinta di due gemelli, e la figlioletta Bo. La famiglia è talmente povera che non sa come sbarcare il lunario. Kif, che svolge lavoretti saltuari, sogna da sempre di fare lo scrittore. In suo aiuto, giunge l’amico scapestrato Ray, compagno di tante avventure di gioventù, talune davvero rocambolesche e dall’epilogo inspiegabile. Ray è una sorta di guardia del corpo di Ziggy Heidl, considerato uno dei più grandi truffatori dell’Australia, in attesa di processo e sul punto di essere arrestato. Quando una nota casa editrice intende pubblicare l’autobiografia dell’uomo, Ray chiama in causa proprio Kif, che viene assunto in qualità di ghostwriter. La paga è buona e Kif non ha scelta, anche se sopportare quel losco figuro gli riesce difficile da subito. Il fatto è che Ziggy Heidl sembra prendersi gioco di lui; gli fa perdere tempo, narrando molto poco di sé e continuando a ripetere aneddoti che nemmeno si sa se siano veri. Il tempo stringe, Kif ha sei settimane di tempo per consegnare la biografia, se vuole essere pagato.

Il truffatore poi, che come si vedrà ha un suo progetto ben chiaro in testa, cerca in ogni modo d’insinuarsi nella vita del suo biografo, dimostrandosi interessato alla moglie a alla figlia, divertendosi a seminare indizi contradditori. Prima persona, la voce che Kif Kehlman dovrà imparare a sue spese ad esprimere, racconta lo scontro fra questi due uomini. Kif cuce la storia, la mette insieme. Heidl si diverte a disfare, quasi fosse la tela di Penelope; a spaventare il suo interlocutore.

La prosa è particolareggiata, niente è lasciato al caso. Nemmeno mancano gli episodi truculenti, fra tutti il parto difficile e gemellare di Suzy. Le motivazioni dello scrittore sono di scena in questo romanzo, il suo rapporto falsato con la realtà. L’egoismo che lo separa dal resto del mondo, così come la depravazione che finisce per esercitare su di lui un grande fascino. La Tasmania “isola maligna che divora tutti”, patria del biografo Kif ma anche dell’autore, gioca un ruolo determinante nello sviluppo della trama. Gli anni passano e si giunge ai giorni nostri. L’aspirante scrittore assorbe la lezione di vita del malfattore; l’influenza malefica di Heidl viene sentita a lungo, anzi, è sempre presente.

Rinunciare a scrivere o perseverare? Darsi a qualcosa di più attuale e contemporaneo? È un dubbio che resta fino alle ultime pagine, di quello che è senza ombra di dubbio un romanzo particolare. Consigliato a chi non ha paura di sapere fino a dove può spingersi l’essere umano, pur di realizzare i propri sogni o le proprie necessità. Annullandosi e specchiandosi nell’altro, sin quasi a non riconoscere più se stesso. Nel romanzo si alternano parti teoriche, in cui il truffatore spiega le ragioni del suo successo, sempre se così lo possiamo chiamare. Non sarei del tutto sincera se omettessi di dire che le ho trovate un po’ troppo prolisse. Senza queste, la storia a mio avviso appassionerebbe di più.  

 

Prima persona
Richard Flanagan
Bompiani, settembre 2018
Pagine: 432
Prezzo: € 20,00

 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa