Intervista a Cristina Biolcati

Il 26 gennaio 2021 è uscito in tutti gli store online il racconto lungo dell’autrice ferrarese, naturalizzata padovana, Cristina Biolcati. L’opera è stata pubblicata da Delos Digital, la casa editrice specializzata nel digitale di Franco Forte, colui che cura anche la collana Giallo Mondadori. 
Dove dormono le fate è una storia di formazione, in bilico tra il desiderio e la coscienza, le pulsioni e la ragione. È lo sfogo di una giovane, Chiara, a cui è stata strappata l’infanzia; la sua famiglia messa in ginocchio dallo scoppio della pandemia di Covid-19. 
Abbiamo intervistato Cristina Biolcati, in veste di autore, che conosciamo bene e che la nostra rivista ospita con piacere da diversi anni.

È uscito “Dove dormono le fate”, il tuo nuovo lavoro. Cosa puoi dirci in proposito?
La protagonista è Chiara, una ragazza di vent’anni molto arrabbiata col padre. Anzi, ce l’ha proprio col mondo intero! Quel papà “farfallone”, infatti, ha abbandonato lei, la madre e il fratello maggiore quando Chiara era piccolina. Per poi ritornare dopo essersi fatto un’altra famiglia e scombussolare tutto. Non soltanto Chiara vedrà il suo mondo andare in frantumi, proprio quando a dura fatica era riuscita a ricostruirlo, ma nel 2020 scoppierà l’ormai famigerata pandemia di coronavirus che tutti conosciamo bene e lascerà strascichi profondi anche nella sua esistenza.

Come mai questo titolo?
Chiara è una ragazza che si adatta alle difficoltà, reagisce in un modo strano, chiudendosi in se stessa. Scrive su un quadernetto le motivazioni della sua acredine. Però la notte sogna ancora quel letto “berbero”, dove da bambina stava con la mamma e il fratello. Tutti e tre vicini, a proteggersi a vicenda. Prima che tornasse il padre a interferire, quando ancora non avevano fatto scelte sbagliate. 

Possiamo trarre una morale, da quest’opera? 
Certo, che nessuno ha l’esclusiva sul dolore: tutti soffrono. La maniera in cui si reagisce, fa la differenza. Prendere coscienza di questo vuol dire non arrogarsi più il diritto di crogiolarsi nell’insoddisfazione. Affinché la sofferenza sia costruttiva e non distruttiva, per arrivare a fermare quel cosiddetto effetto domino che altrimenti travolgerebbe tutti. Chiara si rivela propositiva, seppure passando attraverso un vortice di sentimenti non sempre positivi e che spesso non le fanno onore. Ma è un percorso necessario per diventare adulti.

Il padre è l’unico personaggio che non viene mai nominato. Come mai?
È vero! Mentre tutti gli altri personaggi hanno un nome di battesimo, il padre rimane sempre “papà”, nei pensieri di Chiara. Questo perché l’ha fatta talmente soffrire che lei non lo ritiene degno di avere un’identità propria. Anche se, poi, il disprezzo lascerà il posto alla comprensione, in quanto lui è sempre e comunque suo padre. In questo senso, la storia cresce e giunge a una maturazione. Porta a un cambiamento.

C’è qualcosa che vorresti dire ai lettori?
Vorrei sapessero che si tratta di una vicenda quanto mai attuale, finita di scrivere proprio a novembre 2020, in piena seconda ondata del virus e conseguente chiusura forzata. Abbraccia il mondo dell’adolescenza e potrebbe essere utile per comprendere, almeno in parte, quel mondo misterioso e complicato che ruota attorno ai rapporti fra congiunti.

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist