La felicità degli altri – Carmen Pellegrino

Vorrei partire dalla fine, quasi se leggere La felicità degli altri,l’ultimo romanzo di Carmen Pellegrino pubblicato nel febbraio 2021 da La nave di Teseo, mi avesse lasciato un grumo nel petto, il bisogno di ghermire un punto attorno al quale avviluppare il ragionamento. 

Dice l’autrice, quando ormai tutto è compiuto:

Questo libro è dedicato agli ammutoliti abitanti del buio, piccoli o adulti che siano, perché non c’è età che metta al riparo se non si viene visti né ascoltati, se non ci si sente almeno ogni tanto pensati.

Indaga le ombre, questa autrice, i luoghi della coscienza che sono stati disertati; posti disabitati fuori e dentro di noi, di cui nessuno vuole raccogliere quei cocci che fanno male e edificano solo rovine.

Cloe, la protagonista, attraversa l’esistenza come un essere ramingo alla richiesta d’ascolto, cerca come farebbe un cane una carezza, affossata da un senso di colpa che ha radici in un trauma di quando era bambina: chi doveva amarla non l’ha fatto e lei ne porterà per sempre le conseguenze.

Però da questo mondo di spaventi, di ricordi umiliati e a lungo castigati, nascono personaggi dalla potente capacità narrativa, in grado di infiammare l’immaginario collettivo. Fra tutti, l’ombroso e amatissimo fratello Emanuel, determinante ai fini della storia.

Rifiutata a dieci anni dai genitori, Cloe viene accolta in una casa-famiglia per minori, detta la Casa dei timidi, da una coppia che si rivela in grado di imprimere radici, sebbene la ragazza da sempre ricerchi la fuga, il minore fra i disagi. Sono questi il Generale e Madame, presa salda in un nulla che altresì rischierebbe di portare allo smarrimento e alla dannazione eterna. C’è poi il professor T., docente di Estetica dell’ombra a Venezia, specchio e possibilità per Cloe di uscire dall’invisibilità a cui ambedue sono stati condannati; guida di un viaggio coraggioso che porta alle origini. Nessuno infatti può appropriarsi del futuro, se prima non ha messo a tacere i fantasmi del passato. Serrando loro la bocca non perché essi non esistano, ma perché i morti vanno accuditi però non devono impedire alla gente di vivere. 

Felicità è una delle parole più inseguite, una delle più manipolate, sempre più magnificamente ambigua, definizione che tanto rassicura… L’importante comunque è darsene l’aria. Ma di quale felicità parliamo? Quella di là da venire, la felicità degli altri, dato che, a ben guardare, la nostra vita è percorsa da un profondo sentimento di tristezza. Da nascondere quanto più possibile.

Carmen Pellegrino s’inoltra fra le necessità di un corpo che è sempre in agguato e tutto sente, per qualche motivo mortificato e inascoltato, eclissato da un senso di colpa che scava nel dolore. Attraverso una cura sapiente della parola, ci trasporta in un mondo di luci e di ombre; in un passato che a tratti torna e s’impone come presente, perché la sofferenza marchia, trapassando la superficie, e si ravviva ad ogni sconquasso, ad ogni questione irrisolta. Come un inno all’infanzia, età preziosa, ella ci ricorda che l’innocenza esiste e non va toccata.
Pure le ombre rispondono in maniera benevola, se solo accettiamo di attraversarle e farle nostre, quali ineluttabili compagne.

La felicità degli altri
Carmen Pellegrino
La nave di Teseo, febbraio 2021
Pagine 239
Prezzo € 18,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa