Due vite – Emanuele Trevi

Ha trionfato al LXXV Premio Strega, in una cinquina di pregio. In una serata caldissima, di festa, in cui l’esistenza è tornata finalmente a scorrere, dopo la grande serrata causata da una pandemia che ha cambiato tutto. È Due vite di Emanuele Trevi (Neri Pozza, febbraio 2021), storia di Rocco Carbone e Pia Pera, due amici scrittori, due vite, appunto, terminate troppo presto. 

Ne deduco che la scrittura è un mezzo singolarmente buono per evocare i morti, e consiglio a chiunque abbia nostalgia di qualcuno di fare lo stesso: non pensarlo ma scriverne, accorgendosi ben presto che il morto è attirato dalla scrittura, trova sempre un suo modo inaspettato per affiorare nelle parole che scriviamo di lui, e si manifesta di sua propria volontà, non siamo noi che pensiamo a lui, è proprio lui una buona volta.

Dietro a un’amicizia c’è sempre un rimorso, per cui quale modo migliore per riconciliarsi con se stessi, se non rendere fruibili i ricordi? Perché l’amicizia non è qualcosa di esclusivo, ma piuttosto un patrimonio universale, condivisibile spontaneamente.
Rocco Carbone, classe 1962, scrittore di grande talento e anima tormentata, bisognoso di attenzione quanto incapace di sentirsi mai totalmente appagato. Così come sono gli autori di libri di nicchia, che si rendono conto che i loro scritti non saranno successi acclarati. Dilaniato da picchi di euforia e picchiate nello sconforto più totale. Ruvido e fragile, al tempo stesso.

Le Furie che lo braccavano da quando era al mondo, fra tregue e nuovi assalti, prosperavano nel manierismo, nella complicazione, nell’incertezza dei segni e dei loro significati. Testardamente, lui cercava di semplificare, di ripulire. Se l’anatomia umana glielo avesse consentito, si sarebbe spesso e volentieri lucidato le ossa e i nervi con uno spazzolino di ferro.

E Pia Pera, classe 1956, la dolcissima Pia che quando si è ammalata di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) stava curando il suo giardino. E così come si fa con un familiare che si intende proteggere, al giardino non l’ha detto, che stava morendo e presto lo avrebbe abbandonato. Quasi se fosse l’idea stessa di cura a tenerla in vita. Lei, riflessiva e coraggiosa, eppure umana.

Nel fondo dell’anima di Pia, anche nei momenti più difficili e disperati, resisteva sempre una vocazione inestirpabile ad accudire, proteggere – esseri umani, animali, vegetali.

Un incidente tremendo in motorino a Roma, nel luglio del 2008, ha messo fine alla vita del quarantaseienne Carbone; mentre Pia è morta di quella malattia tremenda che l’ha paralizzata tutta, nel 2016, all’età di sessant’anni. L’opera di Trevi è costellata di aneddoti, viaggi, progetti che i tre hanno vissuto insieme. 
È difficile dire addio a un amico, specie se quando lo vedi non sai che sarà l’ultima volta. Specie se, come sempre accade, non si fa in tempo a dirgli tutto quel che vorremmo sapesse. 

Subentra quindi una forma di “elogio”, che ciascuno può interpretare come vuole. L’autore ha detto molte cose, in questo memoir. Chi non conosceva le due figure d’intellettuali, adesso ha avuto il privilegio di entrare nel loro mondo. Anche se per poco, ha potuto apprezzare la bellezza delle loro passioni. 

Con la loro personalità schiva, probabilmente, Carbone e Pera mai si sarebbero aspettati che l’amico Trevi, col quale avevano litigato un sacco di volte, com’è normale, dedicasse loro addirittura un Premio tanto prestigioso. Eh sì, Rocco Carbone e Pia Pera, siete stati nominati! La sentite l’importanza delle vostre vite? Due vite che al momento sembravano niente, e invece hanno lasciato un segno indelebile in chi vi ha amato. L’amicizia vera esiste, ed è fedele. Talvolta crea cose bellissime, da rileggere nel tempo. Degli scritti che vanno oltre le persone, spaziano. Rendono la morte meno inutile.

Due Vite
Emanuele Trevi
Neri Pozza, febbraio 2021
Pagine 128
Prezzo € 15,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa