Le non cose – Byung-Chul Han

Nel saggio Le non cose, ovvero come abbiamo smesso di vivere il reale (Einaudi, febbraio 2022), il filosofo tedesco di origini sudcoreane Byung-Chul Han punta a smontare con minuziosità l’illusione del presente. La tecnologia attuale, fra smartphone e selfie, ci ha portati a servirci di un’intelligenza artificiale che anziché aiutare ci danneggia. 

Oggi il mondo si svuota riducendosi a informazioni spettrali quanto quelle voci incorporee. La digitalizzazione derealizza, disincarna il mondo. E bandisce anche i ricordi. Invece di metterci alla loro ricerca, noi salviamo quantità immani di dati.

Questo perché le tracce mnemoniche seguono un tessuto narrativo, sono vive, mentre il dispositivo che salva i dati è morto. I dati immagazzinati restano sempre uguali a se stessi. Le cose vive non si lasciano trasformare in dati e informazioni. Ecco che anche Nietzsche ha elevato l’ignoranza a nucleo primario della vita. Non basta intuire che l’essere umano e l’animale vivono nell’ignoranza: dobbiamo anche riscoprire la volontà di non sapere.
Non sono sufficienti le informazioni a spiegare il mondo. Oggi siamo ben informati, eppure ci manca il senso dell’orientamento. Più veniamo messi dinanzi a svariate informazioni, più la sfiducia cresce. L’informazione cessa di essere informativa e diventa disinformante. 

Le informazioni simulano eventi. Si fondano sul brivido della sorpresa. Ma questo brivido non dura a lungo: ben presto emerge il bisogno di nuovi stimoli. Noi ci abituiamo a percepire la realtà in termini di stimoli e sorprese.

Proprio in questo ambito fioriscono le cosiddette fake news, le teorie del complotto che offrono una spiegazione semplice, contrapposta all’esperienza della contingenza. Le informazioni, spiega l’autore, non ci appaiono altro che come messaggi già ascoltati su una segreteria telefonica. E questo per semplificare, anche se il saggio tocca tanti altri punti.

Le non cose suggerisce la via attraverso cui si potrebbe approdare a un indugio contemplativo. Dovremmo riscoprire il silenzio e la sua magia, che è la chiave della felicità. 
Lo smartphone rende ogni cosa immediatamente disponibile e consumabile. In tal modo distrugge l’Altro, che si sottrae a qualsiasi disponibilità. La perdita dell’empatia deriva dal fatto che noi facciamo dell’Altro, del tu, un oggetto consumabile. Insieme allo smartphone ci ritiriamo in una bolla narcisistica che ci protegge dalle imponderabilità dell’Altro. La scomparsa dell’Altro è proprio il motivo ontologico per cui la tecnologia ci rende soli.

L’opera è snella, ci sono spunti interessanti. Tuttavia, ne consiglio la lettura a chi ama la filosofia e pensa, così come l’autore, che l’uomo abbia perso il contatto col reale e debba necessariamente rivolgere la propria attenzione alle cose concrete e semplici della vita.

Le non cose
Byung-Chul Han
Einaudi, febbraio 2022
Pagine 136
Prezzo € 13,50 

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa