Come cambia lo sguardo – Susanna Trippa

Come cambia lo sguardo è un racconto autobiografico di Susanna Trippa, Corbo Editore, 2013. Si svolge in quella Bologna che avvia il riscatto politico-sociale dopo la fine dell’era fascista. Negli anni ‘60 i bambini, per gioco, imitano ancora le scene di guerra, mentre gli adulti avviano la ricostruzione del paese, presentando un’Italia laboriosa e sana, pronti a rifare le case distrutte dalla guerra, le strade della città, gli ospedali, rimboccandosi le maniche per ricostruire un’Italia migliore. Cambia anche il modo di vestirsi, però esso appare in contrasto, in quelle giornate di freddo, con le sottane corte, una vestina di cotone e un paio di calzettoni, meglio di quei buffi pantaloni alla zuava dei maschietti, infatti, era solo la giovanissima età che aiutava a superare ogni intemperie del tempo. Ci sono pure quelle giornate passate a scuola con noiose pagine vergate di aste, mentre le recite si fanno attendere molto, giungono solo a fine anno scolastico. Incomincia a nascere così la mitica Bologna rossa avvolta in tanta etica politica.

Nonostante la laboriosità dei bolognesi la povertà è strisciante, fra i ragazzi vi è una moltitudine di mutilatini, di orfani, figli della guerra, ed anche di poliomielitici, quindi la solidarietà è forte, è il filo conduttore degli anni Cinquanta. All’apertura delle scuole tutto ciò appare drammatico, mentre si afferma il progresso con il telefono, la radio, la televisione, il frigorifero ecc. L’autrice in questa sua biografia racconta che, pur non avendo ancora la TV e il frizer, c’è però il cinema con Gary Cooper, Alida Valli, Yul Brynner, Kim Novak, e poi arriva il giorno di avere una casa nuova, con l’orgoglio di tutta la famiglia. Vi è anche il boom economico e ciò che racconta Susanna non è un semplice richiamo della memoria per rivivere emozioni e sensazioni, che ormai porta sulle spalle, ma è la digestione culturale di fatti e avvenimenti tramutati in ricordi, simili a quelli di tanti suoi coetanei.

In seconda elementare lessi il mio primo vero libro, che mi avevano regalato per la Befana, Senza famiglia, e lì conobbi un mondo nuovo; da quel momento non mi sarei annoiata mai più perché i libri erano infiniti e meravigliosi.

La cavallina storna o Pianto antico, la vittoria di Modugno al festival di San Remo con ciao bambina, Totò, Coppi e Bartali, Il Carosello, lo zecchino d’oro, Topo Gigio, sono spaccati di vita familiare imitati da tutti, bambini e adolescenti, i quali imitano anche gli adulti inventando una famiglia parallela in modo virtuale ove i membri obbediscono alla mamma, al papà e agli insegnanti come nella realtà. Crescendo, Susanna approda alla scuola media, dove avviene il primo imbatto con il latino e le traduzioni di Vincenzo Monti, di quel “Cantami, o diva… che non è certo una star del cinema”, come afferma l’autrice del racconto biografico, ma quella musa che col suo canto si apre al mondo e al divino, fino ad indurre a fine anno scolastico, le ragazze, complice l’insegnante, al canto della rivoluzionaria Marsigliese! “… Alle armi, cittadini, Formate i vostri battaglioni, Marciamo, marciamo!  Che un  sangue  impuro imbeva i nostri solchi!  Che vuole quest’orda di schiavi, di traditori, di re congiurati?”, con il canto dell’inno nazionale francese si conclude così l’anno scolastico, i banchi vuoti appaiono tristi, ognuno porta a casa l’Infinito di Leopardi, sciolto nel proprio animo. Così tra questa “Immensità s’annega il pensier mio: E il naufragar m’è dolce in questo mare”.

Prima di accedere al liceo l’interrogativo che ci tormentava, dice Susanna, era il perché nessuno ci spiegasse il modo come nascono i bambini, gli adulti pensavano solo alla bella vita, si preoccupavano poco dei nostri problemi, proiettati com’erano a rendere latente la nascita di un’immensa e grandissima conflittualità generazionale, scaturita nelle contestazioni devastanti del ‘68. Così si cresceva fino a quando, come tutti gli adolescenti, anche lei trova la sua metà, Mario, che tra poesie, lettere e piccoli regali rende romantica la sua vita, facendola giungere alle porte dell’università e facendole lasciare dietro il ‘68 e la primavera di Praga, vissuti sia da spettatrice che da interprete. Bologna adesso è cambiata, non si riconosce più, anche il mondo è cambiato il 20 luglio del ‘69, l’Apollo 11 atterra sulla luna, Armstrong è lì sopra che cammina, Bologna però è avvolta dalle note dell’Internazionale socialista, popolata da giovani con le sciarpe rosse e con in mano il giornale “Il Manifesto o Lotta Continua”, le vecchiette guardano fumando pacchetti di sigarette, marca “nazionali”, mentre il lattaio, il postino e le guardie comunali ogni mattina si avviano al loro lavoro. Anche in chiesa si respira un’aria diversa, si va con la chitarra a cantare: “Chi darà da bere a me acqua pura?”. L’emozione è al massimo, tocca le corde della lirica, ci stravolge facendoci sognare l’amore per gli altri e per Gesù, speranze e illusioni camminano con noi. Penso alla nonna che vedeva il cielo solcato di aerei, così come le aveva raccontato il prete, quando gli aeroplani erano solo nell’immaginazione dell’uomo. Dopo anche i voli verso la luna divengono realtà, i giovani cercano di incarnare e formare degli ideali nuovi che difficilmente si riscontrano nei modelli politici esistenti, l’autrice, invece, in modo timido si avvicina alle sciarpe rosse e agli eskimo. Per le famiglie l’appartenere a destra o a sinistra non è solo una questione ideologica, è soprattutto una questione etica e morale, ma i giovani vanno oltre, partono dalla demolizione del   concetto di verginità, contrapponendosi ai genitori proprio fra le quattro mura domestiche:

Mio padre che avrebbe tanto voluto una figlia tranquilla, che facesse come la mamma e le zie quando, da ragazze, si mettevano cappello e guanti per andare in centro, già all’inizio di via Ugo Bassi.
Quella frase poi “Devi fare come la mamma e le zie!” mi aveva sempre imbestialito e, negli anni prima, aveva dato il via a litigi furibondi fra me e il babbo.

A Susanna sembrano sorpassati non solo i compagni comunisti di “Addio Lugano bella…” ma anche quelli più attuali della Locomotiva di Guccini, si sente vicina solo per le emozioni che riceve, ora che la verginità non è più considerata un valore ma un imbarazzo per chi ancora ci crede. Pasolini, Dario Fo, Franca Rame e Bertolucci sono coloro che tirano le fila della cultura d’avanguardia, fino a portarla ad immergersi, l’11 novembre 72, nell’oceanica manifestazione pro Vietnam:

L’Internazionale tornò a risuonare sempre più potente, le bandiere rosse riempirono l’aria e sventolarono dai palchi. Tutto era troppo… troppo bello… persino io mi lasciai andare e mi ritrovai, come in trance, con il pugno alzato!

Dopo la laurea vi è la stagione degli addii e così è anche per l’amato relatore della sua tesi universitaria. Sta per cambiare tutto, la donna assume un ruolo preminente nella società, si vince la battaglia dell’aborto, ma Susanna va oltre:

Scelsi anche una tesi del perfezionamento che la diceva lunga sul cammino che stavo percorrendo: La figura femminile nello specchio dei primi pittori romantici. A modo mio cercavo di decodificare segnali e passaggi, smontare trappole in cui, da me stessa, fino ad allora mi ero infilata.

Così inizia un viaggio nel mondo per scoprire non solo le novità ma anche la rivoluzione che il ‘68 ha portato nella sua interiorità. Torna in Italia, ma la malacultura del ‘68 ha il sopravvento con LSD, per fortuna,  però, lei riesce ad interrompere e fermare la marcia della morte, bloccando  lo slittamento dei paradigmi mentali, religiosi e morali, fino a quando un altro viaggio appare come una medicina:

Lo sapeva bene Tolstoj quando trasportò in viaggio la sua Kitty per dimenticare il principe Vronskij. E di nuovo quando, vecchio e infelice alla fine dei suoi giorni, se ne andò via dalla casa e da tutto, come per estrema disperata medicina.

Crolla il ‘68, inizia l’era delle stragi, il delitto Moro, non serve a nulla la sconfessione di Lotta Continua che  indica la via “né con lo Stato né con le Brigate Rosse”. Susanna perde ogni speranza, incomincia a sentirsi sola, dopo avere imboccato la strada della sua vita per una società migliore, preferisce uscirsene  perché si accorge che era solo un vicolo. Come cambia lo sguardo, spero che Susanna me lo consenta, è quel racconto attraverso il quale si riesce a guardare la propria esistenza sotto una luce tutta rinnovata, sebbene quel mondo sia scomparso, penso, abbia lasciato nella tua interiorità quei fiori di banco del ‘68, che ormai hanno subito una mutazione che porterà soltanto ad un processo evolutivo completamente nuovo.                                           

 

Come cambia lo sguardo
Susanna Trippa
Corbo editore, 2013
Pagine 308
Prezzo di copertina € 10,00

 

Franco Santangelo

Critico e Storico

2 pensieri riguardo “Come cambia lo sguardo – Susanna Trippa

  • 16 Novembre 2015 in 14:02
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    Un’altra bella recensione di Nuove Pagine​ da un’angolatura molto personale. Grazie!E un omaggio a chi legge da parte mia:

    RE-COR-DARE
    “Incontrando i lettori, dopo l’uscita del libro, mi sono chiesta perché poi ho iniziato ad
    aprire i ‘cassettini della memoria’ ? a che può servire ricordare?
    E mi sono data questa risposta: ricordare è importante. Deriva da RE-COR-DARE cioè ‘riportare al cuore’.
    La funzione del ricordare, se compiuta correttamente, armonizza dentro di noi
    situazioni e persone del passato, e ci aiuta ad aprire il cuore. Nell’apertura
    di cuore ritroviamo il filo della nostra Anima e possiamo condurla verso l’Alto.
    Siamo abituati a considerare il ricordare solo come qualcosa che porti in sé
    una sensazione un po’ vaga, di malinconia più o meno leggera, di struggimento;
    qualcosa di cui pare difficile trovare la valenza precisa, quasi che la
    vaghezza sia la sua maggiore sostanza, proprio perché, come i sogni, i ricordi
    vanno per associazioni sincroniche (il che per la maggior parte di noi ha del misterioso).
    La memoria, proprio attraverso questa malinconia… tale struggimento del
    cuore, tale apparente inconsistenza, ha una sua grande concretezza; aiuta a
    riequilibrare dentro di noi situazioni, persone, accadimenti.
    Il ‘come li avevamo vissuti allora’, mediante questa solo apparente ‘vaghezza’,
    viene rivissuto, ripulito. E dopo questa ripulitura della memoria, tutto quello
    che avevamo vissuto viene risistemato dentro al nostro cuore, ce ne
    riappropriamo – se il percorso è stato come dev’essere – con un’altra visione.
    Una nuova visione che ha finalmente il sapore della compassione.”

    (Riflessioni di Susanna Trippa sulla funzione della memoria a proposito del romanzo autobiografico Come cambia lo sguardo)

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