Maddalena bipolare – Ornella Spagnulo

Dell’autrice tarantina naturalizzata romana Ornella Spagnulo, nonché studiosa di Alda Merini, ho avuto modo di leggere in passato alcune raccolte di poesie. Sapevo quindi della sua capacità di emozionare, anche se devo ammettere che il suo romanzo d’esordio Maddalena bipolare (Golem Edizioni, ottobre 2020) mi ha letteralmente stregata. Tanto da non essere riuscita a staccarmi dalla lettura e avere divorato l’intera opera in un unico pomeriggio.

Al di là della trama, che tratta delicate patologie della psiche, piuttosto che atteggiamenti dovuti a insicurezze e frutto di traumi con cui il lettore certo si potrà confrontare, quel che salta all’occhio è la perizia di scrittura. Il modo credibile con cui l’autrice espone i fatti, in un romanzo che si rivela non solo un frullatore per quanto riguarda i moti d’animo, ma anche una frenetica testimonianza epistolare, seppure a senso unico. 

In un mondo dove vige l’apparenza e gli scrittori fanno a gara nel creare protagonisti perfetti, Ornella Spagnulo non ha esitato a presentarci una donna piena di incongruenze e fragilità, che rasenta se non il patetico almeno il petulante, ma che non si può fare a meno di amare per la sua franchezza. La Maddalena di quest’opera, ovvero come la protagonista vede se stessa, non finge né si nasconde, bensì mette nero su bianco tutta la sua umanità.

Sabrina Zara ha trent’anni e soffre di disturbo bipolare, una patologia che la porta a identificarsi con vari personaggi, fra cui appunto la Maddalena seguace di Gesù. Istrionica, eterna bambina, Sabrina desidera piacere sempre a tutti: è oltremodo seduttiva. Sogna il matrimonio, la vita a due, ma talvolta somatizza talmente da essere incapace di camminare. E perciò subisce un ricovero, questa Maddalena penitente (perché si sente perennemente in colpa), in una struttura psichiatrica di Roma.

Ero reclusa e non c’era possibilità di scegliere, ormai: avevo preso quella strada, la strada della perdizione, e non era la prima volta. Tutto questo perché amavo, amavo troppo e amavo le persone sbagliate e non amavo me.

Chi dovrebbe proteggerla sopra ogni cosa, tipo il bel primario della clinica Guido La Porta, però la illude. Diciamo che si occupa di lei in maniera non propriamente consona, dato i problemi della donna, pensando solo ad appagare il suo ego (Maddalena lo adora) e la sua personale attrazione.

Sabrina/Maddalena precipita in un turbine di emozioni troppo forte da sopportare. Si convince che anche il dottore sia affascinato da lei, nonostante lui si neghi, visto che un rapporto con una paziente gli costerebbe il posto. Tanto che la giovane dubita. E una volta dimessa, inizia a bombardarlo di email, finché i due non concordano una serie di sedute psicoanalitiche, da intraprendere nello studio privato del professionista. Il confronto però è duro, brutale, l’attrazione è tanta. 

Bene, e allora mi ascolti il cuore, caro dottore, so che tornerò a star bene ma lui è malato, e vedrà che i miei problemi psicosomatici si riducono a quello, solo a quello, perché non mi sento amata da nessuno come vorrei e come le ho già detto io vorrei non avere un corpo per essere unita a tutte le creature ed è per questo che cammino male, perché sono zoppa senza qualcuno accanto.

Per sapere il finale del romanzo, lo dovrete leggere. Mi limiterò a dire perché lo consiglio: perché i racconti dei poeti sono pieni di lungimiranza e prevedono una possibilità di redenzione (guarigione, in questo caso, è troppo). Perché per tornare a stare bene bisogna avere il coraggio di guardare nell’abisso, e quest’audacia Sabrina ce l’ha. Perché è una lettura che aiuta a comprendere che fra la Maddalena prostituta e la preferita del Redentore deve esserci una via di mezzo. Una quieta e pacata tranquillità che talvolta non vediamo, nei periodi in cui navighiamo nei nostri mari in burrasca.

Maddalena bipolare
Ornella Spagnulo
Golem Edizioni, ottobre 2020
Pagine: 160
Prezzo: € 14,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa