Maria Lidia Petrulli, psicoterapeuta e scrittrice

Abbiamo incontrato una scrittrice insolita, perché fa un mestiere che in qualche modo attrae un po’ tutti, e, di conseguenza, i suoi libri potrebbero prendere spunto dalle storie che le “raccontano” i suoi pazienti. Anche se in alcuni casi ha smentito, noi abbiamo preferito andare a fondo, e lei, Maria Lidia Petrulli, che ormai di strada ne ha fatta parecchio, come scrittrice, ci ha svelato qualche segreto non solo per il mondo dei libri in genere , ma anche e soprattutto per approcciarci a quello delle “lettere” e della realtà.

Lei è un medico, alcuni personaggi possono identificarsi con dei suoi pazienti?
Posso rispondere con certezza di no. Mi sono chiesta spesso perché non prendessi mai spunto dai miei pazienti e dalle loro storie, non che mi manchi il materiale; come psichiatra e psicoterapeuta posso seguire una persona anche per anni, ne conosco i drammi che ha affrontato come le gioie e le vittorie, ho a mia volta la gioia di vederli rifiorire, eppure non sono materia di ispirazione. Se parlo di attacchi di panico, per esempio, o di allucinazioni, come in La realtà e il suo enigma, mi interessa la relazione fra quel disturbo e il disagio psicologico, sociale o familiare che lo determina, il momento esistenziale che lo sottende. E individuarne un’ipotetica soluzione.

Come mai la attrae il mondo visionario, e degli elementi che lo circondano? Vuole attraverso questo tema dire qualcosa in particolare? O, ogni azione dei suoi personaggi, è frutto della sua fantasia?
Indubbiamente ho una buona fantasia che mi aiuta nella costruzione degli eventi e dei personaggi di un romanzo, ma dietro di essi ci sono sempre dei dati di realtà cui mi riferisco: ho un’idea da realizzare e, per prima cosa, vado a studiarne quelle che sono le basi scientifiche. Quando ho scritto La realtà e il suo enigma ho cercato di saperne il più possibile sulla meccanica quantistica e i mondi paralleli, quando ho parlato di clonazione e intelligenza artificiale, come Nel buio oltre lo specchio, ho fatto delle ricerche sulla genetica e le leggi dell’informatica. In realtà, forse, il mondo visionario cui i miei romanzi fanno riferimento, è meno visionario di quel che sembra.
Se poi scelgo di usare il linguaggio onirico per parlare di tutte queste cose, dipende dal fatto che tale linguaggio si sposa perfettamente col mio modo d’essere, che si tratta di un linguaggio metaforico capace di saltare le barriere della razionalità e toccare la parte inconscia di tutti noi, quella di cui spesso abbiamo paura. Posso aggiungere la mia passione per la cultura celtica di cui faccio incetta di simboli che ritengo pertinenti alla storia che sto scrivendo. Se voglio dire qualcosa di particolare? Cerco di prendere la realtà che conosciamo e guardare avanti, vederne i possibili sviluppi e conseguenze, il che è una delle funzioni della letteratura.

Come si svolge la sua quotidianità? Che libri legge? Che autori preferisce?
Come libera professionista ho la fortuna di potermi organizzare le giornate più o meno come voglio, per cui ci sono i giorni in cui lavoro dalla mattina alla sera e quelli in cui non lavoro affatto, e allora mi occupo della cucina, della spesa, insomma, di quel che fanno tutti.
Quelli in cui non lavoro, sono i giorni in cui mi dedico a scrivere se ho l’ispirazione, il che non capita sempre. Per fortuna, quando l’ispirazione c’è, procedo molto in fretta. Quando capita, poi, mi dedico al bricolage, ma non sono particolarmente brava; ci provo pure col giardinaggio, qualche soddisfazione riesco ad averla, imparo a poco a poco.
Leggo molto, la sera soprattutto, oppure quando non ho voglia di fare altro, il che mi capita abbastanza di frequente, una cinquantina di libri all’anno, a occhio e croce. Leggo di tutto purché sia buono. Adoro Bjorn Larsson di cui sto leggendo il romanzo appena uscito, Amélie Nothomb e Laurence Cossé, che leggo direttamente in francese perché in italiano è stato tradotto poco, Umberto Eco, Italo Calvino, Ursula Le Guin, Marion Zimmer Bradley e, naturalmente, Tolkien. Ma ce ne sarebbero molti altri.

Da dove ha tratto l’ispirazione per i suoi testi?
Fara e il suo cappello
è una storia vera, una storia di famiglia nonché un omaggio a una persona che ho amato molto; La realtà e il suo enigma nasce quando, per la prima volta, mi sono detta: perché non scrivere qualcosa sul mondo che conosco meglio, quello degli psichiatri? E prendendo spunto dall’ambito accademico, ho cercato come sempre di andare oltre; Il buio oltre lo specchio, invece, prende ispirazione dalla realtà quotidiana, la guerra, il lucro, la genetica, l’intelligenza artificiale.

Cosa ne pensa del mondo attuale, dove non c’è quasi più il tempo per le “lettere”?
Sono convinta che se non si legge non si cresce, non si migliora, non si diventa dei buoni adulti, e trovo che sia drammatico immaginare un futuro con queste basi. Purtroppo i media e i fatti di attualità ci rimandano il messaggio della ricchezza facile e senza troppa fatica, meglio se conquistata con la frode e, comunque, a scapito degli altri. La crisi economica, però, penso che cambierà giocoforza questo modo di vedere le cose.
I ragazzi, ma anche gli adulti, detto tra noi, il tempo ce l’avrebbero per leggere, se non lo si trova è solo perché si è scelto di fare altro: l’italiano medio è un gran consumatore, ma dovrà cambiare, la situazione non lo permette più. A mio avviso proprio la tecnologia potrebbe avvicinare i ragazzi alla lettura, con gli ebook, per esempio, a condizione che costino meno, perché spendere 10/14 euro per un ebook mi sembra un furto, tanto vale che compro il libro, e una maggiore diffusione dei lettori a un prezzo e qualità accettabili. Potrebbe diventare una nuova moda, perché no? Basterebbe volerlo, così com’è accaduto per i cellulari, Iphone…
Devo dire, comunque, che non saranno la maggior parte, ma ci sono moltissimi ragazzi che leggono, anzi, divorano i libri.

A che tipo di pubblico rivolge i suoi libri?
Non ho un pubblico specifico, chiunque abbia voglia di leggere e iniziare una cerca personale e della realtà: dall’adolescenza in poi, i libri che ho pubblicato posso essere letti da chiunque.

Il vero messaggio che attraverso i suoi lavori intende inviare al suo pubblico?
Potrei dire curiosità, speranza, cose nuove che non si conoscono o a cui non si sia mai pensato, ma preferisco riassumere con quel che è la mia chiave di lettura.
La realtà non è una linea retta, non è bi, tri o quadrimensionale, è un prisma con miliardi di sfaccettature: più ne conosciamo, più ci avviciniamo all’essenza della realtà intesa come presente, ma anche come passato e futuro. Se ci poniamo in quest’ottica, possiamo avere strumenti sempre più obiettivi per valutare noi stessi e quel che ci circonda, per capire, creare, reinventare. E lottare in quel che crediamo facendoci influenzare il meno possibile dal bombardamento mediatico. Forse è un’illusione, ma io ci credo e così ho impostato tutta la mia esistenza, lavoro, amicizie, amore e scrittura.

 

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist