Caterina Saracino ci insegna come colorare la vita

Una scrittrice originale, perché con il suo Grigio ha fornito una serie di indicazioni per dare colore alla vita, malgrado i possibili drammi che d’improvviso piombano addosso. Caterina Saracino ha creato personaggi dalle ricche sfumature dell’anima: l’abbiamo incontrata, e ci ha entusiasmato con il suo stile che svela profonde verità.

Come ha preso forma il suo romanzo, ci sono spunti autobiografici?
Nutro un profondo amore per il disegno e per il cinema, quindi verso i linguaggi che usano come tramite l’immagine, ed è stato proprio grazie a un’immagine che mi è venuta in mente che è cominciata la “costruzione” di Grigio. Ho visualizzato una giovane donna vestita di grigio, seduta su un pavimento polveroso che guardava un giardino al di là di una zanzariera. La storia di questa ragazza, Morgana, e della sua vita è nata così; Grigio non ha spunti autobiografici nella trama, ma sicuramente nelle idee espresse e nella personalità di alcuni personaggi.

Morgana è un personaggio che le somiglia in qualche modo?
Ho sempre trovato difficoltà nel descrivere me stessa, perché credo che ognuno di noi abbia una personalità troppo complessa per essere racchiusa in uno schema, diciamo così. La stessa Morgana ha un carattere che non rimane statico ma che si evolve. Con la “prima” Morgana ho in comune – purtroppo – la caratteristica di essere una persona meno espansiva di come vorrei essere, mentre con la “seconda” Morgana quella di cercare il cambiamento e di non adagiarmi nella convinzione che il destino vada subìto e non costruito.

E gli altri personaggi come sono nati?
Giada è nata come contrario di Morgana: il romanzo aveva bisogno di un personaggio “speculare” che potesse in qualche modo dare un primo scossone alla protagonista. Giada è una donna bellissima, di grande solidità e positività nonostante i problemi, che riesce a comunicare attraverso “l’esercizio dell’amore”.

Daniele è nato con lo stesso intento: il suo carattere rude, la crudezza nell’espressione delle sue idee e il suo stesso aspetto facevano di lui un altro opposto di Morgana; uno “schiaffo” da un’altra direzione.

Gabriele, il fratello di Morgana, è una delle ragioni (oltre all’abbandono della madre) che ha condotto la protagonista verso l’idea dell’ineluttabilità della vita, del grigiore, ma che sarà poi colui per amore del quale Morgana affronterà il cambiamento. Gabriele è un carnefice e una vittima insieme, ed è una figura che, nel suo mutismo assoluto, sarà colui che comunicherà più degli altri.

Cosa pensa della famiglia, e del rapporto genitori-figli?
Penso che l’amore autentico risieda all’interno di questi rapporti, perché l’amore genitore-figlio è l’unico davvero privo di condizionamenti. E credo che non ci si possa avvicinare alla felicità senza essere o essere stati nutriti da questo amore.

Qual è la sua fonte di ispirazione?
Ogni cosa è ispirazione. Immagini, musica, letture, odori, sogni, ricordi di cose che forse nemmeno sono state vissute, una frase ascoltata per caso, una sensazione che non riesco a descrivere eppure che mi prepara al momento della scrittura aprendo una sorta di “buco” da riempire. L’ispirazione sorprende sempre perché anche quando sembra che mi manchi, magari mi metto a scrivere e arriva da sola, come un’amica che ti mette una mano sulla spalla.

Chi è Caterina Saracino nella quotidianità?
È la prima volta che mi viene chiesto! Sono una persona innanzitutto curiosa, il che mi porta a interessarmi verso molte cose. Amo tutto ciò che è arte, dalla musica al cinema alla letteratura, oltre a scrivere mi piace cucinare e fare giochi di parole o di carte, ridere per le cose stupide. Viaggio molto perché abito nelle Marche ma la mia famiglia è in Puglia, e certe volte mi sento un po’ una rom! Sono caporedattrice di un sito di gossip, dove però intervisto anche scrittori e cantanti emergenti, e collaboro per un’agenzia che si occupa di editoria e cinema. Mi piacciono le persone semplici, creative e sorridenti, mi ferisce l’arroganza. Vorrei saper descrivere il mio carattere ma non ci riesco perché sono tutto e il contrario di tutto: a essere banali direi che sono una perfetta Gemelli.

Chi sono i suoi scrittori e libri preferiti?
Sono troppi e non voglio dimenticare nessuno. Però ti confesso una cosa: quando ho “conosciuto” la Jelinek mi veniva da piangere, pagina dopo pagina, perché ho realizzato che io non potrei mai, neanche in un’altra vita, raggiungere quei livelli di perfetta-complessità stilistica.

Qual è il suo motto e che vorrebbe condividere con i suoi lettori?
Il motto, in questo ambito, che vorrei fosse il più possibile condiviso è questo: cerchiamo di non fermarci solo alle classifiche di vendita, quando cerchiamo un buon libro, perché le gemme più preziose spesso si trovano anche in posti sconosciuti. Aiutiamo la piccola editoria di qualità a crescere, e questo lo si può fare solo dando fiducia agli scrittori emergenti, comprando i loro libri.

Quando ha scritto Grigio che messaggio voleva dare al suo pubblico?
Sono del parere che l’arte (in qualsiasi forma) non debba essere condizionata o finalizzata a un messaggio, anche perché ognuno di noi trova “il messaggio” dentro di sé, a seconda delle proprie idee o sensazioni ricevute dal prodotto artistico in questione. Personalmente, scrivo solo perché mi piace raccontare storie e (sperare) di regalare emozioni, nulla di più. Se poi da quello che esprimo ne deriva NATURALMENTE un messaggio positivo, ne sono più che felice.

La vita, secondo lei, in che modo va vissuta per essere completa?
Amando se stessi e gli altri e migliorando la propria vita facendo quello che ci piace fare senza essere condizionati dalle persone negative o che non credono in noi.

Ha un altro progetto in cantiere?
Solo uno? Molti di più!

 

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist