L’appello – Alessandro D’Avenia

Le cose esistono dal momento in cui diamo loro un nome. Da quel momento lì, ha inizio la vita e ciò che si può raccontare; cominciamo a contare, accumulando ricordi. Il professore di scienze Omero Romeo, protagonista del nuovo romanzo di Alessandro D’Avenia L’appello (Mondadori, novembre 2020) di nomi a disposizione ne ha ben dieci: Elena, Achille, Ettore, Elisa, Aurora, Oscar, Stella, Caterina, Cesare e Mattia. Dieci ragazzi “scalcagnati”, così come vengono presentati; una classe difficile che il nuovo insegnante deve preparare per il temuto esame di maturità.

Superata un’iniziale diffidenza da parte dei colleghi, un insegnate cieco sarà all’altezza del ruolo?, tramite un suo modo personale di fare l’appello, Omero riuscirà a strappare i ragazzi all’apatia in cui sono precipitati e a coinvolgerli addirittura in un progetto che ha dell’ambizioso: mostrare a tutti come si vorrebbe che fosse la scuola. Ovviamente, non senza conseguenze per colui che viene reputato un visionario e un istigatore, e posto quindi puntualmente in panchina.

Omero insegna a palesare il proprio nome; a farsi delle domande; a parlare di sé e distinguersi. E nonostante la tendenza a mentire rimanga come base di fondo, si andrà verso una naturale apertura di orizzonti, che farà sentire la classe unita, desiderosa di condividere, in attesa di trovare ciascuno la propria personale strada.

Dare un nome proprio e dare alla luce sono la stessa cosa. Da quando sono cieco ho capito che la luce non è semplicemente quella che si riflette sulle cose, ma quella che ne esce quando le chiami per nome. Il giorno in cui i medici mi hanno detto che nel giro di pochi anni sarei diventato totalmente cieco è stato il giorno del mio appello: la vita mi ha chiamato per nome e mi ha chiesto se ero presente, anzi se lo ero mai stato o se mi ero illuso di esserlo attraverso tutte le maschere che avevo indossato nel corso degli anni.

Omero ha quarantacinque anni, una moglie che lo ama molto e che è diventata la sua finestra sulla vita. Ha anche due figli, di cui una, la piccola Penelope, che non è mai riuscito a vedere. A scuola i ragazzi, nel corso del loro appello, gli parleranno ogni giorno un poco di sé, facendo affezionare sia lui che il lettore alle storie. 

Non mi soffermerei però su questo. Perché l’intento dell’autore, di gridare al mondo come dovrebbe funzionare la scuola, e cioè che prima ancora del programma e delle prove davanti ai professori ci sono degli esseri umani di cui prendersi cura, è chiaro e ammirevole. 

Il caos ha questo di bello: permette di scoprire che il vuoto non esiste e che se fai la tua piccola mossa dove sei, in modo imprevedibile, ogni cosa si mette in moto.

Però non si può dire che la trama sia originale, dato che parla di una scuola e di un maestro che riesce a graffiare il cuore dei suoi allievi e a entrarci dentro, mescolando un poco di sé. Come L’attimo fuggente, nessuno mai. Omero è cieco, va bene, questa è la sua peculiarità, e deve essere stato complicato per D’Avenia analizzare tutto alla luce degli altri sensi, escludendo la vista. Il suo porre le mani sui volti, per conoscerne i tratti. Una confidenza intima, che va oltre la semplice conoscenza degli occhi.

Insegnante di scienze, Omero parla sempre per dare lezioni, risulta saccente. Mentre i ragazzi si esprimono troppo bene, come fossero usciti tutti dall’enciclopedia Treccani. Per il momento difficile che stiamo vivendo, non sempre si ha voglia di ramanzine, talvolta si desidera qualcosa di più leggero. Allora, nonostante il romanzo sia in alcune parti un po’ pesante (come negarlo?), perché sono qui a consigliarlo?

Per la parte finale, il secondo tempo, come si suol dire. La tensione era nell’aria e ci si attendeva una svolta. Come se fosse banale che fosse davvero così. Una svolta che, infatti, arriva. E stupisce. Fa comprendere che non avevamo capito niente, nemmeno i reali desideri degli studenti. Perché l’essere umano è così, come la superficie della luna. Esposto al mondo, tiene sempre in serbo per sé, nell’angolo piccolo della sua altra faccia, un segreto che nessuno riesce a vedere.

L’appello
Alessandro D’Avenia
Mondadori, novembre 2020
Pagine 348
Prezzo € 20,00

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa