Intervista a Irene Schiavetta

Il libro La tabacchiera di Otto Schmitt della scrittrice Irene Schiavetta sta ottenendo molto successo e in quest’ intervista la stessa scrittrice parla del suo romanzo e della sua passione per la scrittura. 

Come è nata l’idea di scrivere questo libro?
Ho voluto creare una storia “forte”, ben articolata, che fosse credibile e permettesse, anzi chiedesse al lettore di completare ogni momento con la propria immaginazione. Il racconto è strutturato in modo da “catturare” chi si avventura nelle prime pagine, spingendolo senza sosta in avanti, in una lettura avida di sapere cosa succederà, e ancora, e ancora. Nel romanzo ho inserito elementi e personaggi disparati, tutti in qualche modo legati all’antica tabacchiera di Otto Schmitt: un boscaiolo innamorato, un maresciallo siciliano, un cacciatore maldestro, una famiglia di pettegoli, una nobildonna irrequieta… il tutto in un mosaico costruito utilizzando anche antichi racconti di contadini, drammi sociali e storie vere, ma anche momenti di quiete, abbandono, leggerezza e ironia.

Chi è Carmelina?
È una giovane calabrese che accetta un matrimonio combinato con uno sconosciuto, per fuggire dalla miseria e dalle scarse prospettive della sua esistenza. Non vuole essere un peso per la sua famiglia e si ritrova al Nord, a centinaia di chilometri di distanza, sposata con Anselmo e schiavizzata dalla terribile suocera Teresa, soprannominata “la caporala”.

Perché ha scelto di ambientarlo negli anni sessanta?
Desideravo tratteggiare un’atmosfera ormai svanita, quella del passaggio tra gli anni Sessanta e i primi Settanta, in cui nella provincia italiana elementi contadini e arcaici si incontravano e scontravano con altri già fortemente connotati dalla industrializzazione. Ma ho inserito anche la storia misteriosa di una persona scomparsa, che ho sentito raccontate in una cascina sperduta. Infine ho creato un collegamento con un altro mio romanzo, Le tre signore, che è ambientato nella stessa zona rurale de La Tabacchiera.

Quando è nata la sua passione per la scrittura?
Scrivo da sempre, da quando ero una ragazzina. Ho scritto un po’ di tutto: commedie brillanti, racconti di vario genere, tra cui anche “rosa” e di fantascienza, libretti, libri di letteratura per i Licei (ed. Atlas); ho scritto alcuni romanzi gialli (Frilli editore, con Fiorenza Giorgi), il romanzo Le tre signore (ed. Coedit) e ultimamente anche un romanzo per bambini (L’Occhio di Bubuz, ed. Il Ciliegio). Ho scritto anche alcuni libri di didattica pianistica (ediz. Carisch e Dantone).

Come sta reagendo il pubblico al libro?
Al momento, i lettori reagiscono con entusiasmo. Ecco ad esempio il messaggio di una lettrice: “Congratulazioni del tutto sincere, cara Irene, sto leggendo il tuo libro con grande coinvolgimento, affascinata dalla tua scrittura limpida, suggestiva e fortemente rappresentativa anche di tutto un clima storico, ambientale ed emotivo. Mi piace la tua essenzialità penetrante. Le parole, i gesti, le espressioni che attribuisci ai personaggi sono “quelle” e non potrebbero essere sostituite. Mi sembra saresti eccellente anche come regista e sceneggiatrice, perché hai il dono dell’incisività delle immagini e della ricostruzione non solo introspettiva, ma anche scenica ed ambientale.” Cosa chiedere di più al mio pubblico?

Progetti futuri?
Sto ultimando un “giallo”, intitolato Le ragazze del bosco delle Ninfe. Dovrebbe essere pronto a inizio 2021 per l’editore Fratelli Frilli di Genova. Terminato quello, ho diversi progetti in mente, resta da vedere quale riuscirà a catturarmi!

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice