Sanguina ancora – Paolo Nori

Sanguina ancora è un libro che Paolo Nori ha scritto per Mondadori durante il periodo del lockdown. Pubblicato nell’aprile 2021, ha per sottotitolo l’incredibile vita di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, ed è candidato alla cinquantanovesima edizione del Premio Campiello.

Una letteratura potente come quella di Dostoevskij, che ci parla in modo diretto, fissa istanti memorabili. L’autore pensa che vada perciò divulgata, come dargli torto?

Tutto ha inizio da un fatto. Da ragazzino l’autore ha trovato nella casa dei nonni, in provincia di Parma, un libro senza la copertina e ha iniziato a leggerlo. Era Delitto e castigo di Dostoevskij, una lettura che lo farà appassionare alla letteratura russa. E ancor di più lo farà sentire vivo, anche se in un modo doloroso. Masochista? Più di così direi “conscio” di essere al mondo.

E ho avuto, me lo ricordo perfettamente, la sensazione che quella cosa che avevo in mano, quel libro pubblicato centododici anni prima a tremila chilometri di distanza, mi avesse aperto una ferita che non avrebbe smesso tanto presto di sanguinare. Avevo ragione. Sanguina ancora. Perché?

Oltre a ricostruire la storia dei romanzi di Dostoevskij, da un punto di vista editoriale, Nori ripercorre le tappe principali della vita dello scrittore. Il tutto alternato da considerazioni personali; aneddoti talvolta drammatici, quali la morte dei genitori, altri ironici, fra tutti il suo rapporto con Togliatti e la Battaglia, rispettivamente come Paolo Nori chiama sua moglie e sua figlia. D’altra parte, non siamo forse fatti di quello che leggiamo?

Una vita incredibile, quella di Fëdor Dostoevskij, che varrebbe la pena raccontare anche se non fosse stato uno dei più grandi scrittori russi, insieme a Tolstoj e dopo Puškin. E questo non è per fare una classifica, bensì per introdurre il contesto in cui Paolo Nori lo inserisce. Dostoevskij si era laureato in ingegneria, ma aveva voluto assecondare le sue velleità letterarie fin da subito, cominciando come traduttore dal francese. Aveva scritto il romanzo Povera gente, giovanissimo, prima di ritrovarsi davanti a un plotone di esecuzione e vedere, all’ultimo momento, la condanna a morte tramutata in quella ai lavori forzati. Lui, che aveva sofferto la prigionia e l’esilio, era rimasto traumatizzato da una “morte mancata”. Per poi tornare in patria e diventare una seconda volta famoso, il più grande.  

Paolo Nori ci confessa, tra le righe, che i suoi romanzi preferiti dello scrittore russo sono L’idiota e le Memorie dal sottosuolo. Il primo per il candido protagonista, un incrocio tra Gesù Cristo e don Chisciotte; il secondo per il protagonista disgustoso, a cui sente di assomigliare. L’eterna diatriba tra Dostoevskij e Tolstoj invece non lo appassiona. Sono entrambi grandi: non c’è primato.

E credo che, alla fine, Nori abbia dato la sua spiegazione sul perché dovremmo tutti leggere Dostoevskij.

Con quei romanzi Dostoevskij non ci ha svelato un mistero, non ha decifrato chissà quale enigma di chissà quale sfinge: Dostoevskij ha fatto quello che fanno gli artisti, ha reso visibile il visibile.

Lo ha fatto con uno stile, direi, colloquiale. Ricco di ripetizioni e di virgole, per dare il tempo al lettore di fermarsi sulle frasi e di riflettere. Di digerirle.

Così come Paolo Nori era allora entrato in sintonia con Dostoevskij, a chi legge Sanguina ancora pare di essersi intrattenuto in un’avvincente chiacchierata con l’autore. Dalla quale uscire più ricchi e un poco più consapevoli.

Sanguina ancora
Paolo Nori
Mondadori, aprile 2021
Pagine 288
Prezzo € 18,50

Cristina Biolcati

articolista, scrittrice e poetessa