Educarsi ed educare al web – Marco Pappalardo e Alfredo Petralia

Che il web oggi sia diventato quasi un problema sociale è noto a tutti. Basti pensare che ci trascorriamo l’80% del nostro tempo. Un problema perché ormai non ne possiamo più fare a meno, e ogni volta che diventiamo dipendenti da qualcosa o qualcuno diventa appunto un problema. Ma ormai è fatta. Bisogna trovare la soluzione per uscirne, per creare alternative valide e più funzionali alla nostra vita. Innanzi tutto: perché uscirne? Avere a casa degli automi che stanno con la tessa abbassata verso un dispositivo non è una bella visione, così come quando usciamo a mangiare con qualcuno anziché guardarsi negli occhi e raccontarsi manteniamo sempre quell’atteggiamento di interesse verse un dispositivo anziché verso la persona che abbiamo accanto. E così nei mezzi pubblici. Prima dei social quanti incontri casuali si facevano durante i viaggi, quante conoscenze e quanti racconti di vita avvenivano?! Si rientrava a casa con un grande arricchimento interiore, perché le vite degli altri sono sempre state più interessanti delle nostre. Ebbene, oggi questo non accade più, perché a guidarci non è la propensione verso il prossimo, ma verso un oggetto che ci apre a un mondo sconosciuto, virtuale. Ciò che è nato per unire cuori lontani è degenerato nella divisione di persone vicine.

Come possiamo divincolarci da tutto ciò? Occorre una educazione, e in questo caso può esserci d’aiuto un libro, a cura di Marco Pappalardo (docente e giornalista, oltre che educatore) e Alfredo Petralia (docente, informatico e appassionato di tecnologie applicate alla didattica), dal titolo Educarsi ed educare al web, edizioni San Paolo.

Il titolo la dice lunga, perché parte dal presupposto che sono gli adulti ad educarsi per poi dare supporto ai più piccoli e adolescenti. Il segreto è proporre alternative valide, appassionarsi prima per poi appassionare, creare possibilità di legami ma farlo insieme, partendo dal proprio nucleo familiare.

La libertà che desideriamo e che il web apparentemente ci concede, richiede molta responsabilità, così come il metterci la faccia senza nascondersi dietro uno schermo. Troppi profili social sono senza una foto del proprietario, troppi ancora si nascondono dietro false identità. Escludendo i delinquenti e i malintenzionati che chiaramente sanno cosa fanno di male, tutti gli altri devono essere on line così come sono “on life”, cioè nella vita reale, in cui non si indossa di certo una maschera per coprire il volto e non si va in giro con documenti truccati. 

Ecco: un modo per partire è quello di venire allo scoperto anche nei social. Basta coi profili anonimi, basta leoni da tastiera, mettiamoci la faccia, così come accade nella vita reale.
Gli autori ci conducono verso una forma sana di utilizzo del web, verso un nuovo modo di concepirlo, rendendolo utile ai fini lavorativi oppure per una raccolta fondi rivolta a un fine importante. Ci guidano, fornendoci idee nuove, dove l’individuo percorre una strada, senza lasciarsi abbindolare da un like non ricevuto.

I social stanno diventando una vera e propria rovina. C’è chi rimane ossessionato dai numeri dei like, dal numero di seguaci e dai messaggi che riceve. Chi, invece, diventa “ossessionato” dal guardare la vita degli altri, perché sembra essere così perfetta. Sui social sembrano tutti felici, inutile negarlo. Ogni scatto viene studiato per bene, ogni post sembra mostrare una famiglia felice e senza problemi, le stories su Instagram sembrano mostrare, spesso, giornate super interessanti e molto impegnative. È triste tutto ciò, perché a volte può portare all’invidia. Mostrarsi sempre felici, perfetti, belli di prima mattina, con una vita perfetta da far provare invidia a qualsiasi persona osservi il tuo mondo, è decisamente triste. Le persone amano ostentare sui social e fanno di tutto pur di far apparire la loro vita… meravigliosa. 

I due docenti ci raccontano come Il manifesto della comunicazione non ostile possa venirci in soccorso. Si tratta di alcuni punti essenziali per andare oltre, per ritornare verso se stessi. Tutti interessanti, ma quello che più ci colpisce è: «Le parole hanno conseguenze». 

Questo testo va studiato, in famiglia, a scuola e in tutti i luoghi dove ci sono aggregazioni. Ci insegna a riappropriarci della nostra vita. Ci guida verso la libertà, senza alcuna intenzione di abbandonare il web. Mi ricorda le parole del mio insegnante di scuola guida: « Sei tu il proprietario dell’automobile, non dimenticarlo.»

Educarsi ed educare al web
Marco Pappalardo e Alfredo Petralia
San Paolo, 2020
Pagine 132
Prezzo € 12,50

Maria Ausilia Gulino

Teacher – Journalist