Intervista a Carmen Pellegrino

In quest’intervista, l’altra finalista del Premio Campiello, che si terrà oggi alle 18:00 al Tempio di Sibilla, nella splendida Villa Gregoriana a Tivoli Carmen Pellegrino con il suo libro La felicità degli altri.

Come è nata l’idea di scrivere La felicità degli altri?
L’idea del romanzo è nata dal voler raccontare una storia che tenesse conto dei figli di nessuno, quelli che non hanno radici, oppure le hanno ma non nella terra, bensì nell’aria. Sono figli dell’aria, dunque, i figli di nessuno. Anzi: sono figli di Dio, il loro padre è remoto ma non indifferente, e a quel Dio taciturno essi si rivolgono dalla cima di un monte non per chiedere salvezza per sé, ma per i padri e le madri che li hanno abbandonati.

Un professore e una studentessa sono i protagonisti di questo romanzo, attraverso la semplicità oggi manca molto il dialogo fra professori e alunni, perché?
Il professor T. diventa per Cloe il compagno segreto, il mentore. Nei suoi occhi Cloe si specchia e finalmente si vede: per la prima volta si sente riconosciuta, accolta con tutte le sue ombre. Sarebbe necessario alla vita di ciascuno, specie a una giovane vita, trovare qualcuno che permetta questo riconoscimento, che lo faccia sentire non sbagliato, non fuori posto. Qualcuno che ci mostri che se pure falliamo c’è sempre modo di rialzarsi. Non tanto qualcuno che ci indichi la strada, ma qualcuno che sia al nostro fianco mentre percorriamo quella strada.

Cosa rappresenta per lei la felicità?
Forse la felicità, per me, è non doversi domandare cos’è la felicità, il non dover cercare una definizione per poi scoprire di non corrispondere a quanto è stato definito e secondo quali parametri poi? Parametri che non tengono conto dei momenti malinconici dell’animo umano, momenti di cui non bisogna vergognarsi, rispetto ai quali non bisogna sentirsi in colpa. Esistono le ombre e da quelle poi si staglia la luce.

Che emozioni ha provato e sta provando a essere finalista del Premio Campiello?
È la mia seconda volta al Campiello, la prima nel 2015 con il mio romanzo d’esordio. E’ un premio che amo, specie per la cura e la dedizione riservate ai libri e ai loro autori. Poi gli autori finalisti sono tutti già vincitori e questo attenua parecchio la competizione, per me insopportabile in generale.

Venerdì sarà a Tivoli per la premiazione cosa pensa di questa città?
Tivoli è uno di quei gioielli da riscoprire e al più presto. La sua morfologia sublime, gli edifici storici, il rigoglio della natura sono una riserva preziosa di bellezza e senso del tempo. Credo che ci potrei vivere.

Claudia Crocchianti

Giornalista pubblicista e scrittrice